Ieri sera abbiamo chiacchierato con Ileana, proprietaria della casa particular dove dormiamo a Cienfuegos, e le abbiamo spiegato che i nostri principali interessi, qui, sono lo snorkeling nella Baia dei Porci (Bahía de Cochinos) e il birdwatching (che qui chiamano observaciòn de los aves) alla palude Ciénaga de Zapata, a circa un paio d’ore da dove alloggiamo. Le abbiamo chiesto di contattare un autista che ci porti alla Ciénaga, perché noi non abbiamo auto e noleggiarne a Cuba potrebbe essere l’ennesima (costosa) impresa disperata. Dopo i viaggi da dimenticare con Viazul e con i tassisti, poi, abbiamo riposto tutte le nostre ultime speranze in una macchina con autista privato. Ileana, così, ha fatto un paio di telefonate e ha organizzato il tutto: il costo dell’uscita per la Ciénaga, ci ha detto, sarà 70CUC (pari a circa 70 euro). Non economica, ma abbiamo accettato.
Ed eccoci, poche ore dopo ci siamo, finalmente stamattina partiamo! Sono molto felice e curiosa perché fare birdwatching è per me uno dei modi migliori per rilassarmi e fare una vera vacanza in cui stacco da tutto e tutti. Sono sicura che qui a Cuba vedrò splendidi uccelli tropicali e non vedo l’ora di arrivare.
Il nostro autista, alto, muscoloso e gonfio come un manzo, ci viene a prendere con una vecchia Ford d’epoca rosso fiammante, di quelle che si vedono a L’Avana, tutta luccicante, bassa, con i finestrini oscurati e con dentro un impianto stereo e TV per vedere video musicali. Viaggiamo, perplessi, con l’aria condizionata a palla e la musica sparata nelle orecchie; nei videoclip riconosco PitBull, Shakira, Enrique Iglesias, tanti sederi femminili e basta. Il resto è troppo anche per me. Quando chiediamo di abbassare il volume e l’aria, veniamo raramente ascoltati – e solo per pochi minuti.
Tra reggaeton e bachata, l’autista ci mostra una cartolina turistica con varie attrazioni della regione e cerca di convincerci a visitare un allevamento di coccodrilli. Sembra non voler capire che noi vogliamo solamente visitare la Ciénaga de Zapata. Quando rifiutiamo le sue proposte alternative ci sottolinea che solo in quei posti che snobbiamo avremmo la possibilità di mangiare carne di coccodrillo, ma quando Andrea gli dice che siamo vegetariani lui replica allibito: «¿Y qué comen?!» («e cosa mangiate?»). Non mi stupisco della domanda.
L’autista sembra non volere cedere: continua l’elenco delle attrazioni apparentemente imperdibili, come una riserva indigena ricreata per i turisti e una piscina naturale nella roccia. Noi gli ricordiamo ancora una volta che il nostro obiettivo è visitare la Ciénaga, diciamo no ripetutamente all’idea della riserva indigena, ma acconsentiamo ad essere accompagnati alla piscina naturale chiamata Cueva de los Pesces.
Arriviamo a questa piscina naturale dopo più di un’ora di auto, tra strade dissestate, intere corsie coperte di mais e riso (è così che lo fanno seccare, ci spiega – ed è così che diventa così saporito, penso io), cani randagi, cani morti, e persone che in piedi aspettano passaggi sotto a ombrelli parasole.
La Cueva de los Peces è piena di turisti e non c’è neanche un cubano (un consiglio: meglio arrivare presto per evitare l’affollamento di occidentali). La consiglierei solamente ha chi ha tanto tempo a disposizione: è carina ma non è particolarmente grande né ricca di pesci. Ne abbiamo visti solo una decina, grandi e blu; l’acqua inoltre è un po’ torbida.
Dopo questa tappa pressoché obbligata ripartiamo finalmente verso la Ciénaga. Lungo la strada io e Marta siamo sedute dietro senza vedere quasi nulla di quello che ci circonda a causa dei vetri oscurati; Andrea è seduto davanti e ogni tanto prova a parlare con l’autista, ma data la musica sparata a massimo volume noi sedute dietro non sentiamo nulla. Io percepisco solo il messaggio che alla Ciénaga non sarà facile entrare con questa macchina perché le strade saranno allagate e l’auto è troppo bassa. Preferisco sperare di aver sentito male.
Nel tragitto, dopo più di un’ora di viaggio, l’autista ci dice di non essere mai stato alla Ciénaga (primo segnale di menefreghismo e poca serietà, ma vabè), ci dice che non è sicuro che riusciremo a visitarla e ci anticipa che si fermerà a chiedere informazioni lungo la strada.
Così è; dopo esserci fermati un paio di volte arriviamo finalmente a destinazione. L’autista va verso l’ufficio informazioni e chiama con sè Andrea anche se sa che solo io parlo spagnolo (ma qui vige il puro machismo), e dopo poco tornano entrambi accompagnati da un responsabile delle uscite di birdwatching. Ci comunicano che le guide per accompagnarci nella Ciénaga saranno disponibili tra un paio d’ore, quando finirà un convegno in corso in quel momento. Io propongo di andare nel frattempo in una spiaggia lì vicino, e tornare più tardi per l’escursione con le guide.
È a quel punto che il nostro autista inizia a parlare molto frettolosamente con il responsabile della Ciénaga, dicendo che la sua macchina non può rovinarsi nella palude e che è troppo bassa per quel tipo di escursione. Dal canto suo, il capo delle guide gli risponde che non piove da settimane, quindi la strada nella Ciénaga sarà asciutta, e che macchine basse americane come la sua entrano costantemente nella riserva.
Ora finalmente capiamo qual è il problema. È lui.
Io, allibita, guardo l’autista: lui semplicemente ci informa che le guide non ci sono, e la visita non si può fare perché la sua macchina è troppo bassa per entrare nella palude, che è piena di acqua. Mente spudoratamente. Come un bambino che non vuole rovinare il suo giocattolo – per il quale noi però avevano pagato apposta 70€.
Io mi arrabbio, parlo sconsolata con il responsabile della Ciénaga e lui mi consiglia di tornare la mattina dopo alle 8 con un’altra macchina, per avere la certezza di avere una guida prenotata e di fare la visita in un momento in cui ci sono tanti uccelli nella palude.
Ne discuto con Andrea e decidiamo di fare così, dato che questo autista assolutamente non collaborativo non ci vuole comunque portare dentro e – soprattutto – mi ha già rovinato l’umore e non si merita altro tempo con noi.
A quel punto gli comunichiamo il cambio di piano: che ci porti in spiaggia a Playa Giròn! Ci accompagna a destinazione nel silenzio generale e lì gli diciamo di venirci a riprendere dopo 5 ore. Se ne va imbronciato.
Quando è ora di tornare a casa, saliamo in macchina e ci facciamo il tragitto parlando tra di noi in italiano. Lui non fiata.
Dopo due ore arriviamo alla nostra casa particular, lo paghiamo di mala voglia, e vediamo Ileana che ci accoglie sorridendo, pensando alla mia felicità per la giornata trascorsa nella Ciénaga.
Inutile dire che io sono molto meno felice del previsto e che appena mi chiede come è andata le rispondo “così così”. Non faccio in tempo a iniziare a spiegare l’accaduto che l’autista entra in casa subito dietro di me e inizia a dare la sua versione dei fatti a Ileana. Io lo lascio parlare e me ne vado in camera; riemergo da lì solo quando lui se ne va, per raccontare tutto a Ileana. Lei rimane basita e molto delusa, si scusa e mi dice che non lo farà più lavorare, dato che un una persona poco professionale come lui può poi causare cattive recensioni a lei. Ricominciano quindi le telefonate per cercare un nuovo autista che ci porti alla Ciénaga l’indomani. Ileana ne trova uno, che ci accompagnerà alle 6 di mattina per farci iniziare l’escursione di birdwatching alle 8, come deciso.
E saranno altri 70CUC. Perché quelli di oggi, preventivati per una meritata giornata di birwatching e relax dopo le ultime disavventure cubane, li abbiamo spesi per nulla.
Fra, la prossima volta ti porto io a Cuba 🙂
magari…ma facciamo tra qualche anno che per ora sono satura! Ahahah
quindi consiglieresti a due anziane signore di 50 anni circa di intraprende da sole un viaggio a Cuba usando le case particular e una macchina a noleggio?
ciao Betta, sinceramente Cuba non mi ha conquistata (non solo per le disavventure che ho avuto). Però, se non volete cambiare meta, vi suggerirei di spostarvi con una macchina a noleggio guidata da voi o da un autista locale competente. Cuba non è pericolosa, è solo molto difficile viverla serenamente se si viaggia per l’isola in modo autonomo, perché niente è facile, gli opportunisti in giro non sono pochi e le fregature sono dietro l’angolo – anche per i turisti esperti. Io ho dormito sempre in casa particular, cambiandone 3; è un’esperienza da fare, ma anche lì va un po’ a fortuna, nel senso che chiaramente il comfort non è alto e talvolta i padroni di casa non sono interessati a scambiare quattro chiacchiere. Se avete il budget, vi consiglierei qualche notte in casa particular e qualche notte in hotel. Se posso aiutarti in qualche altro modo, sono qui! E buon viaggio 🙂
Purtroppo a volte capita anche questo
Eh già! Sarebbe stato troppo surreale fare una vacanza perfetta a Cuba 😉