Disavventure a Cuba: non viaggiate con Viazul!

Viazul è la più nota compagnia di pullman di Cuba. Copre le tratte tra le maggiori città dell’isola e assieme alla concorrente Transtur rappresenta spesso l’unico modo per spostarsi tra le varie province.
Vorrei farvi notare che ho usato la parola ‘spostarsi’, e non ‘viaggiare’, perché questi non si possono chiamare viaggi. Sono prove di coraggio e di resistenza che metterebbero alla prova anche un monaco zen. Questi tragitti in pullman (che qui, come in Sudamerica, si chiama guagua e non autobús) rappresentano un vero e proprio terno al lotto: già in principio non si sa se si parte, anche quando muniti di biglietto, ma soprattutto non si sa se si arriva, né quando.
Date le esperienze che ho vissuto e che sto per raccontarvi, vi sconsiglio di viaggiare con Viazul. Scegliete piuttosto di pagare taxi privati, che troverete proprio fuori dalle stazioni Viazul e che saranno disposti a portarvi a destinazione allo stesso prezzo del pullman.
E ora, vi lascio con i racconti dei miei due viaggi della speranza con Viazul.

Con Viazul da L’Avana a Cienfuegos

Con Andrea e Marta ho affrontato il primo viaggio del perdono viaggiando con Viazul da L’Avana a Cienfuegos.
Seguendo l’ottimo consiglio di un amico di Andrea, avevamo già prenotato e pagato i biglietti via internet in Italia, prima di partire per Cuba. Chi non lo fa, infatti, spesso si trova in biglietteria a essere inserito nella lista de espera, la lista di attesa-aspetta-e-spera, come la chiamo io.

La mattina della partenza, seguendo i consigli della Lonely Planet, ci siamo presentati alla stazione Terminal Viazul a L’Avana con più di un’ora di anticipo rispetto all’orario di partenza. Facendo lo slalom tra i vari tassisti e venditori all’ingresso dell’edificio abbiamo raggiunto il primo piano, da dove partono i guagua. Andrea ha fatto la fila per confermare i biglietti e dopo circa 20 minuti ha ottenuto un foglio che costituiva il nostro pass per l’inferno – pardon, per il bus per Cienfuegos.
Per tutto il tempo io e Marta abbiamo aspettato in una sala d’attesa a 30ºC, con la TV che passava canzoni tipo Zecchino d’Oro prima e gesta di atleti cubani poi.

Per una “pausa alternativa” siamo andati in bagno, dove siamo stati sgridati per non aver dato abbastanza soldi (a Cuba, ogni volta che si va in un bagno pubblico, dovrete pagare la persona nullafacente che vi sta seduta davanti, anche se il bagno non ha le porte, né la carta, né lo sciacquone, né il sapone, ed è stato pulito l’ultima volta quando c’era il Che). Certo, per un pezzo di carta igienica di 10×10 cm con batteri in omaggio avremmo in effetti dovuto versare di più di 50 centesimi di CUC -moneta locale per i turisti: un CUC vale circa a un euro-, colpa nostra.
Dopo un’ora di attesa abbiamo sentito urlare «Cienfuego!» – la ‘s’ finale non si legge, nello spagnolo del centro e sud America – e ci siamo piombati davanti all’autista, che ci ha fatto caricare i bagagli e salire. Siamo partiti con un ritardo di soli 20 minuti, di cui mi sono stupita positivamente. Me ingenua, me tapina.
Viaggiando seduti sull’autobus lontani l’uno dalle altre (i posti non sono assegnati quindi se volete stare seduti vicini dovrete sgomitare e salire per primi) abbiamo piano piano visto dai finestrini L’Avana che si allontanava e che lasciava spazio a un verde lussureggiante, con piante tropicali, cavalli e mucche che pascolavano e falchi che volavano in cielo.

Cuba www.fraintesa.it
Vista dai finestrini Viazul – unica cosa bella del viaggio in pullman

 

E dopo circa 20 minuti di apparente normalità, il pullman ha iniziato a rallentare e ad andare a singhiozzo. Poi, sempre più spesso, a fermarsi. Abbiamo continuato così, a fare 100 metri e poi fermarci, poi ripartire e poi fermarci di nuovo, per più di 2 ore. Poi l’autista ha avuto pietà di noi (credevo io, ingenua di nuovo) e si è fermato in un autogrill, apparentemente per riparare il guagua. Io sono scesa per fare pipì, e dopo essere stata in fila da persona educata e quindi non degna di sopravvivere a Cuba, ho rischiato di essere lasciata lì. Quando infatti è toccato a me entrare nel bagno più malconcio dell’universo, ho sentito urlare «Fraaaaa» e così mi sono fiondata fuori, per scoprire che Andrea stava tenendo un piede sul pullman e un piede per terra mentre il maledetto autista stava partendo noncurante della richiesta di aspettare me e altri passeggeri nell’autogrill. Per la serie «chi c’è c’è, chi non c’è non c’è, anche se hai pagato/ho i tuoi bagagli/a Cuba non c’è internet quindi auguri a risolvere questa situazione in fretta».
Dopo essere ripartiti, abbiamo avuto una brutta sorpresa: il guagua non era stato riparato, anzi. Da quel momento il bus ha cominciato ad avanzare a singhiozzi sempre più frequenti, spegnendosi ogni 50 metri. Con una lenta agonia e con enorme ritardo sulla tabella di marcia siamo andati avanti per un’altra ora, con le biciclette che ci sorpassavano (e non in senso figurato).

Siamo giunti infine ad un’area di sosta con un ristorante iper turistico, pausa che io, Andrea e Marta speravamo di saltare per poter recuperare un po’ di ritardo. Sapevamo che la responsabile della casa particular di Cienfuegos ci stava aspettando per le 15, orario previsto dell’arrivo del pullman in città, e speravamo di non lasciarla in attesa per ore. Ma l’autista se ne è altamente fregato del ritardo, ci ha fatti scendere chiudendo la porta del bus e si è seduto a godersi il suo lento pranzo (gratuito per lui, 10 CUC per gli stranieri – ma per fortuna noi 3 ci eravamo attrezzati portando cibo nello zaino). Quando dopo un’oretta tutti eravamo pronti in attesa che aprisse le porte del bus, abbiamo potuto ammirare uno splendido esempio di menefreghismus autenticus. L’autista, dopo aver lasciato il pullman al sole per un’ora, non riusciva a farlo ripartire. Dopo vari tentativi divisi tra lui e un altro autista, il pullman è ripartito, noi siamo saliti, e complice l’aria condizionata succhia-energia ci siamo fermati dopo 30 metri. In tutto questo, nessuno della Viazul si è degnato di provare a chiamare un pullman sostitutivo, o un meccanico, o un santone.

Siamo andati avanti così, a 30 metri alla volta – giuro, non sto esagerando -, ancora per più di 3 ore. Nell’ultima ora abbiamo anche ‘viaggiato’ senza aria condizionata, in un veicolo di latta cocente, al sole da 5 ore. Noi tre avevamo anche finito l’acqua e io ho rischiato seriamente di svenire per la mancanza di aria e di acqua (i finestrini erano bloccati e non si potevano aprire, ovviamente).

Le meno di 4 ore di viaggio previste sono diventate 6, con nessuno che si scusasse, ci comunicasse cosa stava succedendo o ci suggerisse come invocare gli dèi in spagnolo.
Arrivati a Cienfuegos, noi ci siamo precipitati disfatti nella nostra casa particular (per fortuna quel pomeriggio non avevamo programmi particolari o coincidenze con altri mezzi); gli altri viaggiatori che avrebbero dovuto proseguire per Trinidad sono stati fatti scendere, in attesa che arrivasse un meccanico a riparare il veicolo. Secondo me sono ancora là.

Con Viazul da Cienfuegos a L’Avana

Ora invece vi scrivo da un pullman Viazul che, giuro, avrei evitato volentieri, ma che deve riportarci a L’Avana dove domani prenderemo l’aereo per l’Italia. Il mio compagno di sedile è un ragazzo cubano che sta urlando «¡Cabròn!» a uno scarafaggio che ci sta girando intorno e io non posso che annuire con solennità, perché effettivamente l’insetto ha le dimensioni di una capra. Per fortuna non ho paura degli animali.

Stamattina, come ormai di consueto, ci siamo presentati alla stazione degli autobus Viazul un’ora prima del previsto, con il nostro bel fogliettino che dimostra il pagamento e la prenotazione via internet. Andrea è andato a mostrarlo alla biglietteria e quando mi ha urlato «Fraaaaa!» ho percepito l’insorgenza di un altro problema targato Viazul. Difatti il burbero omone addetto ai biglietti stava brontolando in uno spagnolo decisamente colorito, spiegandoci che il sistema non funzionava e che quindi non sapeva se sul bus in arrivo da Trinidad per L’Avana ci sarebbero stati effettivamente 3 posti liberi. Il fatto che noi li avessimo pagati e prenotati con settimane di anticipo era utile un po’ come dire «ah, mira, fuori c’è il sole».

Io mi enfado (arrabbio) e inizio a snocciolare frasi in spagnolo spiegando «ma noi stasera abbiamo l’aereo per l’Italia» (in realtà è domani, ma questa era una mentira di emergenza), «ma noi abbiamo già pagato», «ma noi l’altro giorno abbiamo viaggiato sul vostro bus rotto per 6 ore e non abbiamo sporto reclamo». Anche in questo caso l’effetto è quello di «Oggi fa caldo». Il ceffo ci dice che l’alternativa è partire subito con un pullman per Varadero e da lì prenderne un altro per L’Avana, arrivando se tutto va bene dopo 7 ore. Capisco che allora faremmo prima a piedi, quindi rifiuto; lui ci fa sedere e aspettare che arrivi il pullman per L’Avana, per scoprire il nostro destino.

Quando il bus arriva, torniamo da lui che ci ripete sgarbatamente di aspettare. Dopo un’attesa infinita sento dire che quattro passeggeri per L’Avana non si sono presentati al check-in quindi intuisco che forse ci sarà posto per noi. Così è. La segretaria addetta alla stampa dei biglietti digita lentamente i nostri cognomi su un vecchio computer, premendo i tasti con la punta delle lunghe unghie dipinte color oro, con pause importanti fra una lettera e l’altra. Dopo un’attesa più o meno di 10 secoli, i biglietti vengono stampati e così corriamo verso il bus, carichiamo le nostre valigie nel vano apposito, ma sopra alla ruota di scorta, e saliamo a bordo. Partiamo con un po’ di ritardo e chissà se arriveremo mai. Nel mentre lo scarafaggio mi sta camminando su un piede, e l’autista, strombazzando a ogni cane che vede lungo la carreggiata, ogni tanto si ferma e scende per salutare amici e consegnare pacchi personali. Riso? Droga? Scarafaggi da allevamento? Chissà. Misteri cubani.

Da tutto questo capisco solo una cosa: mai fidarsi di Viazul. E mai prenotare un viaggio con questa compagnia se la sera c’è (davvero) un volo intercontinentale che vi attende.

17 commenti su “Disavventure a Cuba: non viaggiate con Viazul!”

  1. Urca! un bel casino! Il problema è che a Cuba se la prendono tutti con moooolta calma e non rispettano i turisti. Noi per fortuna abbiamo evitato pulman e taxi, abbiamo noleggiato una macchina e via! Abbiamo avuto anche noi un bel ritardo sul ritiro dell’auto, nonostante avessimo prenotato e pagato (tanto!) dall’Italia, perché la macchina non c’era!! Dei nostri amici invece hanno avuto problemi con i taxi che, pur avendoli prenotati per il giorno dopo, non si sono presentati.. magari perché nel frattempo hanno trovato altre persone disposte a pagare di più. Ciao Fra! 😉

    • ciao cara Italia! Hai proprio ragione sull’atteggiamento dei cubani. Tornassi indietro noleggerei anche io una macchina: l’esperienza sarebbe molto meno autentica ma molto più rilassante. E’ che io, Andrea e Marta volevamo provare la vita dei locali, come spesso cerchiamo di fare quando viaggiamo. E beh, era stato molto più semplice in altre occasioni. Pazienza, è stata un’esperienza!
      Comunque anche io come i tuoi amici ho avuto disavventure anche coi taxi, ma quello è il post che pubblicherò domani 😉

  2. Sai Fra che non ti avevo raccontato nulla sugli autobus perché pensavo aveste noleggiato l’auto?
    Mi fa molto sorridere (in senso ironico) leggere che è tutto ancora come nel 1999, l’anno in cui vidi Cuba per la prima volta.
    Giusto perché negli altri miei viaggi avevo tempi e esigente diverse per cercare i libri della tesi, ho noleggiato un auto ed è andato tutto meglio.

    • ciao cara Giovy! Avremmo fatto meglio a parlarne prima, allora! Ahahah 🙂 Cavoli incredibile che sia ancora tutto fermo a 20 anni fa, ma devo dire che lo si percepisce. Anche tu come tanti mi parli di viaggiare con autista, io ci ho provato un giorno per disperazione ed è andata male pure lì! Nei prossimi giorni leggerai tutto qui, ne ho da raccontare…

      • Io sono riuscita a fare 20 giorni di viaggio coi mezzi pubblici ma è stato davvero potente.
        Quando ho noleggiato l’auto, ero con amici e abbiamo guidato noi.
        L’esperienza autentica è stata garantita comunque perché non passava giorno che non davamo un passaggio a qualcuno, occasione pazzesca per vivere un po’ di chiacchiere in stile “vera Cuba”.
        Già che ci sono, finché mi ricordo, ti dico che è sempre meglio noleggiare l’auto dall’Italia… onde evitare casini tipici della “cubanidad”.

  3. Certe cose mi hanno fatto un po `sorridere …capisco pero’ che puo ‘ dare molto fastidio e fa innervosire. A noi e’ capitata una cosa mooolto rocambolesca con i bus in nepal e l abbiamo presa sul ridere. mentre in india,sola, mi hanno cancellato un volo interno e non ti dico che problemi e si, mi ero un po’ arrabbiata. Ma inn fondo fa parte del viaggiare in faidate e del lowcost ,no ? 🙂

    • ciao! Sì è vero, fa parte del viaggio fai da te…per fortuna però ho uno spazio come questo dove mettere in guardia i futuri viaggiatori fai da te 😉 grazie per aver lasciato il tuo commento, ciao!

  4. Come direbbe un mio amico romano, “m’hai fatto ammazza’” – ho riso a crepapelle. Cara mia, di viaggi con la speranza sul Viazul ne ho fatti tanti. La Transtur è meglio, decisamente. Ma la rete mi sa non altrettanto capillare. A me era successo di essere fermata nel mezzo del nulla perché la ruota del bus da Santiago a Baracoa era letteralmente esplosa (ricordami di mandarti la foto). Era talmente liscia che probabilmente è bastata una pagliuzza a farla esplodere. E l’autista si fermava ogni 10 minuti per fare la spesa, consegnare la spesa, salutare un amico, far salire un amico e così via. Quando poi ho fatto il viaggio da Baracoa a Camaguey, ho pensato di morire assiderata per il freddo assurdo che faceva su quel bus. Chiedevo a mia sorella di abbracciarmi, per farmi calore con il suo corpo! Però continuo a ridere… Poi, che te lo dico a fa’ – a Cuba il customer service è uno sconosciuto. A Trinidad avevo passato DUE ore con l’omino della Cuba Tours per spiegare che la gita alla barriera corallina non ci aveva portato alla barriera corallina e volevo i miei soldi indietro. Alla fine questo minacciava di chiamare la polizia perché si sentiva insultato e io mi sedevo con le braccia incrociate dicendo: “ok, aspettiamo” (per la serie: credi di farmi paura?).

  5. Scusa Francesca, ma mi scappa da ridere, capisco l’incazzo del momento, sul posto, con l’ansia di non riuscire ad arrivare, ma a posteriori, la vicenda fa sorridere.
    Però anche io con i taxi molti anni fa ebbi una “storia da ridere” con un taxista che, da Varadero mi doveva portare all’Havana in un taxi con sedili ricoperti di plastica e la pelliccia di pecora sul lunotto posteriore. Arrivammo all’Havana a singhiozzi, ed entrammo prendendo tutti i sensi unici al contrario. Da Panico.
    Comunque la prossima volta Cuba, di sicuro non proverò Viazul

  6. Oddio che odissea!!
    Che brutto però portarsi a casa questi spiacevoli ricordi… ne terrò a mente per quando andrò a Cuba!
    Grazie 🙂

  7. Quando leggo dei post del genere le sensazioni che provo oscillano freneticamente tra pena per l’autore dell’articolo ed un vero e proprio fastidio viscerale. Non riesco a capacitarmi di come ci si possa definire un’amante dei viaggi “lenti” e allo stesso tempo lamentarsi di quella che tu chiami “disavventura”, ma che, se ti fermassi due secondini a ragionare, capiresti essere una naturale predisposizione dei cubani: la calma, la lentezza, la totale assenza della frenesia, tutte meravigliose sfaccettature che un occidentale fatica sicuramente a comprendere e a metabolizzare. Penso ai ritmi sempre più serrati che ci troviamo a dover sostenere, alle valanghe di news tweet retweet post contro-post like non-like e chi più ne ha più ne metta che ogni maledettissimo giorno ad ogni maledettissima ora invadono e violano e svuotano ciò che a mio parere è l’essenza del nostro essere Uomini: il Tempo. Noi occidentali, europei e statunitensi in primis, non siamo più padroni del nostro Tempo, non siamo più in grado di gestire la nostra breve esistenza come diavolo ci pare, bene o male che sia; ecco, ciò che ammiro, e venero anzi, degli africani, dei thailandesi, dei cubani, dei messicani (dei maestri secondo me) e via dicendo è proprio questo: sono padroni del proprio tempo.
    E mi dispiace che la tua esperienza a Cuba sia stata negativa, ma se provassi a fare tua questa “filosofia” di vita, sono più che certo che quelle che tu ora chiami “disavventure” magicamente si trasformeranno in avventure.

    • “Ciao Francesco, quando leggo dei commenti del genere le sensazioni che provo oscillano freneticamente tra pena per l’autore del commento ed un vero e proprio fastidio viscerale.”
      Ti piacerebbe, se ti rispondessi così? Prima di dire che ti faccio pena e di dirmi che dovrei fermarmi due secondini a ragionare, forse dovresti rivedere i tuoi modi, e imparare dall’Africa, dall’America, dalla Thailandia a prendere le cose in modo meno veemente e più rilassato, più zen, così, senza offendere persone che nemmeno conosci solo perché non la pensano come te.
      Sono un’amante dei viaggi lenti, e se non lo fossi non avrei scelto di viaggiare con bus locali – avrei optato per un’auto privata, o aereo, o avrei scelto di viaggiare con un tour operator. La scelta che ho fatto denota il tipo di viaggio che cercavo. Ho fatto viaggi lenti in Africa e non sono mai stata trattata così male, anzi lì sono stata ben felice e soddisfatta dello stile di vita pole-pole. Era quello che cercavo anche a Cuba, ma a Cuba non l’ho trovato – ti consiglio di leggere anche tutte le mie altre disavventure cubane, se ti interessano -; per questo, al mio ritorno, ho deciso di raccontare la mia esperienza, per mettere in guardia le persone che, amanti dello stile di vita lento o meno, si affidano a Viazul per i loro viaggi. Magari si ritrovano a prendere un bus Viazul per andare a L’Avana dove li aspetta un volo intercontinentale: forse con il mio articolo capiranno che Viazul non è il mezzo adatto per un viaggio, se la sera hai un volo in aeroporto che ti attende.
      Se mi conoscessi capiresti che la calma, la lentezza, la totale assenza della frenesia sono tutte parte della mia filosofia di vita, ma non mi conosci, eppure ti senti in diritto di giudicarmi (perché in questo commento tu giudichi me, non il mio articolo). Come mai?
      Ti auguro infine di spendere al meglio il tuo Tempo e di lasciare che gli altri utilizzino il loro come meglio credono. Ci sono tante persone che non amano i viaggi lenti, ma non sta a noi giudicarle, no? ciao ciao e grazie per il tuo contributo

  8. Salve ragazzi ca…ho prenotato un tour con loro Havana/Cienfuegos/Santa Maria/Santa Clara/Camaguey poi ritorno HABANA…parto il 1 giugno x 21 giorni cia faccio ho il passaporto che scade il 16settembre e pure da solo putev leggere primm!stò nguajat!!

    • Ahahah Alejandro non disperare, diciamo che avrai molte occasioni per testare la tua pazienza 😂 mi raccomando leggi i consigli che ho scritto e presentati molto tempo prima in stazione per essere sicuro di avere il posto a bordo (a loro non interessa che tu abbia prenotato o meno). In bocca al lupo!

  9. Ciao Sì ho letto tutto il vostro viaggio è stato scritto molto bene sembrava che c ero anche io con voi
    bravissima poi mi sò fermato sul pullman hiihihihi sono 5anni che vado a cuba e volevo fare sto tour quest anno!Però una cosa è certa meglio un bus che si ferma che un aereo che cade perchè finisce la benzina ahahhaha!

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