Disavventure a Cuba: vatti a fidare di un pugile…

Ultimi giorni a Cuba. Tardo pomeriggio a Cienfuegos, torniamo da una giornata di escursioni che ci ha soddisfatti solo a metà (poi vi racconterò), ci laviamo nella nostra casa particular e usciamo per cena, cercando un ristorante che si chiama La Tramvia, che la Lonely Planet promette essere molto originale e vicino al nostro alloggio. Lo cerchiamo seguendo la mappa ma non lo troviamo, così decidiamo di proseguire verso il centro per infilarci in un altro ristorante.

Camminando e chiacchierando in italiano sentiamo all’improvviso dire «Ah, italiano! Siete italiani?». È un omone alto e grosso che indossa una polo rossa, cubano, che camminando vicino a noi e sentendo la nostra lingua ci rivolge la parola parlando proprio in italiano. Ci racconta di essere un pugile che è stato a Parma e a Bologna per incontri agonistici e ci fa un paio di domande su di noi e su Cuba. Ci chiede se sappiamo dove andare a cena e noi menzioniamo il Tramvia; lui ci racconta che questo ristorante è stato chiuso qualche tempo fa per riciclaggio di denaro e ci consiglia un posto non distante da lì, chiamato Ebenezer, descrivendocelo come il più buono e il più economico di Cienfuegos. Ci spiega la strada e si raccomanda di non farci avvicinare dai buttadentro dei ristoranti che cercano di agganciarci, spiegandoci che questi ragazzi prendono una commissione e che il biglietto da visita che lasciano ai passanti serve proprio ai ristoratori come segnale per alzare il prezzo.
Lo ringraziamo per la dritta e mentre stiamo per andare da Ebenezer lui decide all’improvviso di accompagnarci. Ha la faccia buona, le labbra grosse e un’andatura buffa, è cordiale e affabile e mentre camminiamo ci fa molte domande e ci racconta della palestra dove ora insegna pugilato ai ragazzini.
Arriviamo davanti all’insegna del ristorante e lui decide di accompagnarci su al primo piano, dove la sala sul tetto dell’edificio si apre su una piscinetta, una nave finta e qualche tavolo di legno. Simpaticamente kitsch come ogni ristorante cubano.
Per cortesia lo invitiamo a rimanere a cena con noi, e lui risponde che rimane solo per una birra. Beviamo una birra io e lui, mentre Marta e Andrea chiedono due cole TuKola ma ottengono una cola e una gassosa («di cole ne abbiamo solo una», meraviglie del razionamento cubano).
Lui chiama la cameriera per farci ordinare – atteggiamento curioso, noteremo poi – dopo di che se ne va, senza neanche un grazie per la birra, proponendoci di raggiungerlo verso mezzanotte a un concerto di salsa dove forse andrà a lavorare come buttafuori.

Avendo spiegato alla cameriera che io e Andrea siamo vegetariani, ci arrivano verdure, riso e zuppa di verdure – insomma, tra poco inizierò a ordinare «il solito!» -, tutto in porzioni doppie. Marta mangia carne e riso accompagnati da platano fritto (la banana locale), così chiedo anche io ne chiedo una porzione e vengo subito accontentata. 8 pezzi di banana fritti ma secchi come se fossero vecchi e appassiti. Vabè.
Alla fine ordiniamo il dolce tipico, perché per una volta vogliamo viziarci: tre flan, cioè budini al gusto di dulce de leche.

Poi chiediamo la cuenta e rimaniamo spiazzati: 57 CUC. E lasciate che vi ricordi ancora una volta che lo stipendio medio di un cubano è 20 CUC, e che di norma a cena al ristorante spendiamo 3 o 4 CUC a testa. Questa volta sono 19 CUC a testa. Siamo sbalorditi perché non abbiamo mai speso così tanto, né io da quando sono arrivata, né Andrea e Marta nei 10 giorni precedenti. E che sia chiaro, non siamo taccagni e non è l’equivalente dei 20€ a testa che ci preoccupano (a Milano ci mangi giusto una pizza), ma è il fatto che qui veramente anche in centro a L’Avana siamo arrivati a spendere al massimo 8 CUC a testa quando eravamo in un ristorante turistico con i mariachi in calle Obispo. Qui siamo nel nulla, in un paesino dove il mezzo di locomozione più diffuso è il carretto trainato dai cavalli, su un locale dalle pareti scrostate, adornato in stile kitsch. E questo, secondo il nostro amico pugile, è il ristorante più economico di Cienfuegos?

Paghiamo e ce ne andiamo via amareggiati, consci di essere stati fregati anche da quello che sembrava essere un passante disinteressato. Iniziamo a fare 2+2 e a renderci conto di quanto sia strano che lui ci abbia accompagnati fino al primo piano del ristorante e che abbia chiamato la cameriera per farci ordinare, prima di andarsene. Notiamo che alla fine ha scroccato una birra senza neanche un grazie, e ripensiamo a quando se n’è andato parlottando con la cameriera. Siamo tristi e delusi, e torniamo alla casa particular con l’amaro in bocca per questo Paese dove è meglio non fidarsi di nessuno, dove molti (tutti?) tentano di fregarti, dove appena ti giri trovi qualcuno che vuole spillarti soldi perché ti vede chiaramente solo come un portafoglio ambulante. Che fatica dover sempre dubitare di tutti.

Stupida io che per un attimo pensavo di aver trovato un ‘amico’ pugile, una persona locale col quale avremmo potuto scambiare qualche chiacchiera sincera.
Questa serata mi ha insegnato qualcosa: a Cuba mai abbassare la guardia. L’ho imparato da un pugile.

6 commenti su “Disavventure a Cuba: vatti a fidare di un pugile…”

  1. Franceeeeesca, guarda che a Cuba non esistono passanti disinteressati! Non ce ne sono. Nessuno. Esordiscono sempre tutti dicendo “io non sono come gli altri Cubani” e poi… appunto, poi sono peggio!

  2. Ciao cara,
    ho letto quasi tutti i tuoi post sulle disavventure cubane e ho un pò ridimensionato la mia idea di Cuba ma al contempo non riesco a non pensare che in parte “sei stata sfortunata”.
    Purtroppo non sempre l’approccio con un altro popolo è semplice e spesso siamo – noi turisti – le prime vittime di facili raggiri ma come a Cuba in tutto il mondo.

    Spero di trovarmi comunque bene una volta li,

    Un bacio, Danila.

    • Ciao Danila, devo ammettere che anche io ho pensato più volte di essere stata sfortunata, soprattutto mentre ero là. Poi, però, una volta tornata e scritti questi articoli, ho ricevuto tanti commenti e testimonianze di persone che hanno avuto esperienze molto simili alla mia, e che sono rimasti “scottati” da Cuba. Tutte queste persone, come me, avevano fatto viaggi in autonomia. Le persone che mi hanno detto di aver avuto esperienze solo positive hanno invece viaggiato con tour operator o pacchetti viaggio, quindi hanno avuto un’esperienza decisamente diversa dalla mia. Ti auguro di essere più fortunata di me, ma sono comunque contenta di averti avvisata su come potresti trovarti là – così almeno, partendo senza aspettative, ogni momento piacevole sarà una bella sorpresa inaspettata 😉

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