Dolomiti Paganella: cosa fare a Andalo, Molveno, Fai e dintorni

Mirco è vestito di verde e l’unica cosa che lo protegge dalla neve che fiocca copiosamente è un cappellino con la visiera corta.
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Sembra un guardiano qualunque del parco, invece è il Presidente del Parco Faunistico di Spormaggiore, oltre ad essere il sindaco dell’omonimo paese. Noncurante della neve racconta che questo è un parco per animali autoctoni nati in cattività, inizialmente progettato per la reintroduzione dell’orso. E il parco è sorto sull’Altopiano della Paganella proprio perché qui è dove venne rinvenuto il corpo dell’ultimo orso morto libero nei decenni scorsi.
Ma ora ci sono Bel, Cleo e Cora, le tre orse, ad attirare altri plantigradi del territorio e visitatori nel parco.
Sissi, Luna e Vanessa, invece, hanno una loro area poco distante, nello stesso parco. Sono tre giovani lupe curiose che si avvicinano con lo sguardo interrogativo quando vedono visitatori avvicinarsi per osservarle dalle postazioni di vetro. E se sapete che i lupi hanno paura dell’uomo, rimarrete estasiati a guardarle mentre sfidano il loro istinto e corrono davanti al vetro per capire cosa siete e cosa ci fate lì.
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Non è così impavido il gatto selvatico, che sta in un recinto lì vicino, e scruta i passanti in cima a un trespolo, per sentirsi più sicuro.
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Chissà se sa di essere a pochi passi dalla fattoria del parco: pavoni, caprette, pony, galline, conigli e faraone sono lì per far capire ai visitatori più piccoli come sono questi animali dal vivo.
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I 4 gufi reali sono invece in una voliera più distante, a vedere la neve che cade coi loro occhi gialli.
In questo parco arriveranno presto anche lontre, volpe e linci, che saranno ospitati in ampie aree recintate nel verde.
Poco distanti dal parco ci sono animali molto più piccoli e operosi. Sono le migliaia di api nei 500 alveari dell’Apicoltura Castel Belfort, azienda a conduzione famigliare che pratica l’apicoltura nomade, portando gli apiari in giro per l’Italia, ma sempre in ambienti lontani dai centri urbani e da ogni fonte possibile di inquinamento. Riescono così a produrre mieli monofloreali, profumatissimi, resi poi cremosi con un lungo processo di miscelazione a freddo.

Il piccolo punto vendita a Spormaggiore è il luogo perfetto per assaggiare mieli e melate, scoprire quelli con proprietà balsamiche, cicatrizzanti e disinfettanti, poi provare infusi e grappe e altri prodotti naturali di deriva dall’alveare.
Come per il rapporto con tutti questi animali, nel comprensorio della Paganella c’è un rispetto per la natura e il territorio che è evidente anche nella cucina locale.
Lo si vede nella tipicità dei piatti: nel rifugio La Roda, a 2125m, la colazione è con speck, uova, morbido pane ai cereali e succhi freschi, mentre a pranzo il risotto è con porcini e caprino, e i tortelli di zucca con il tipicissimo casolet si alternano agli ancor più tradizionali tortei de patate.
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E mentre mangiate in alta quota, fuori si vedono i parapendii biposto che prendono il volo.
Al Ristorante Antica Bosnia di Molveno, che nel nome richiama i rifugiati insediatisi nel quartiere nel dopoguerra, Mariella serve invece polenta, funghi, spetzle e altri piatti della tradizione davanti a un grande camino, mentre le fotografie del passato risaltano sugli spessi muri bianchi.
E nel mezzo dei prati sotto Fai della Paganella, in questo ex fienile ristrutturato che è l’agriturismo Il Filo d’Erba, si mangiano strangolapreti agli spinaci e salvia,
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soufflé di formaggi e asparagi, crema di porri e patate e bavarese alla mela renetta su Zabaione al Teroldego Passito.
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E chiedetelo allo chef Paolo, l’importanza dei prodotti locali.
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Parlando a bassa voce, lentamente come una cottura a fuoco basso, vi dirà:

Per lo strudel bisogna usare solo mele renette. E che siano appassite: quelle fresche sono troppo dure, poco farinose.

La montagna trentina la si percepisce anche nei tortelli di castagne della Tana dell’Ermellino.
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Li gusterete ancora meglio se arriverete al ristorante d’inverno: in questo periodo dell’anno l’unico modo per raggiungerlo, oltre che a piedi, è con la slitta trainata da cavalli, o con una motoslitta, partendo dal maneggio di Andalo. Nel breve tragitto sarà facile incontrare trekkers accompagnati da Alaskan Malamut,
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che dopo un caldo primo piatto si gusteranno un semifreddo al miele o una grappa alle erbe, prima di ripartire per la camminata tra i boschi.
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Magari con le ciaspole, che si affittano vicino al maneggio di Andalo, dove partono escursioni condotte dalla guida alpina Claudio Kerschbaumer. Nei suoi modi, nelle sue parole, nei suoi occhi di ghiaccio scoprirete il mondo dell’Altopiano della Paganella, ciaspolando sul limitare del Parco Adamello-Brenta, dove vivono orsi e linci.
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Gli stessi boschi che ospitano questi animali sono quelli che affiancano i 50 km di piste da sci.
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Le sinuose piste adatte allo sci alpino sono sul versante Nord-Ovest della Paganella, proprio tra verdi boschi di abeti; i solchi nella neve tipici dello sci di fondo sono invece intorno al lago di Andalo e in mezzo ai boschi adiacenti.
Ogni tanto, lì nella valle, si sente l’abbaiare dei cani.
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Sono i Siberian Husky del vicino Centro Sleddog Andalo, dove partono le escursioni con le slitte trainate dalle mute di cani, che raggiungono le Dolomiti di Brenta. È Max, guida musher da oltre 15 anni, che spiega con calma e fermezza come guidare la muta, e premia i cani affaticati dopo le escursioni.
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E dopo una giornata all’aria aperta, la pelle tirata dal sole si distende quando si mette piede al centro piscine e benessere AcquaIn di Andalo. O quando si rientra in hotel, magari al Belvedere di Fai della Paganella, dove la doccia in camera con getti orizzontali è quasi più rilassante del centro benessere al piano di sotto.
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Nelle camere vista lago, il legno ricorda le passeggiate nei boschi, e i grandi letti sono perfetti per una bella dormita rigenerante.
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Già, che poi alle 5.30 ci si alza, per andare a vedere l’alba a 2125m, con la Cima Paganella che ti porta in mano e ti fa vedere quanto sono belle le Dolomiti che ti hanno osservato in silenzio finora.
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Una Paganella da urlo.

10 commenti su “Dolomiti Paganella: cosa fare a Andalo, Molveno, Fai e dintorni”

  1. Come racconti tu il regno naturale non lo racconta nessuno! Grazie mille Francesca: ci hai emozionato!

    Speriamo di ritrovarti presto in Trentino, sul nostro amato Altopiano della Paganella 😉

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