Cosa fare a Canazei e in Val di Fassa se non si scia

Non so sciare e non so andare in snowboard (ci ho provato una volta e mi sono fatta male) ma amo la Val di Fassa: offre tanto anche a chi, come me, non va in montagna per praticare questi sport. Ecco in particolare cosa fare a Canazei e dintorni:

1. Un bagno all’aperto vista Dolomiti, al Dòlaondes

Il Dòlaondes (“segui le onde” in ladino) di Canazei è un nuovo centro acquatico molto particolare.
Ha lo scivolo parabolico più lungo del Trentino (111 metri) che si percorre a circa 6 metri al secondo, al cui sbocco un tabellone luminoso segna il tempo impiegato per la discesa.
Ha poi 5 piscine, di cui una semiolimpionica, una per bambini, una con vortice e una rilassante con idromassaggi e cascate, tutte verdi come stagni, ma la più spettacolare è quella esterna, con vista panoramica sul Gran Vernel e sul Colac.
In inverno questa vasca all’aperto con acqua salata a 30° è una goduria indescrivibile. Si entra in acqua in una parte coperta, poi si nuota fuori, dove l’aria sottozero rinfresca i pensieri e la pelle del viso, e il resto del corpo rimane immerso dando una sensazione molto piacevole. Bellissimo ritrovarsi lì quando nevica, a contemplare i boschi delle montagne di fronte nel silenzio e nel tepore. Molto rilassante, da provare almeno una volta.

Il Dòlaondes ha anche una area wellness molto carina con sauna, lettini relax e bagno turco (mi raccomando, niente costume!).
L’intero complesso poi è stato costruito con criteri ecosostenibili: è riscaldato da una caldaia a pellets e dotato di vetri a alta prestazione energetica, impianto fotovoltaico e solare.

2. Ammirare la natura in silenzio, con le ciaspole

La Val di Fassa offre 230 km di piste, 86 impianti di risalita, 9 comprensori sciistici, 8 funparks, 6 snowboard park, 5 scuole di sci col “Sigillo d’Oro”, 4 skitour, tra cui il Sellaronda, perciò chi ama sci e snowboard qui sa come passare il proprio tempo. A chi non ama questi sport invernali e a chi ha voglia di cambiare consiglio però un modo più tranquillo e silenzioso per godersi la natura e il panorama: le ciaspole.
Fare una ciaspolata è facile, lento e sicuro e non richiede esperienze in nessuno sport: basta fissare bene tallone e punta del piede nelle ciaspole e camminare, eventualmente con l’appoggio di bastoncini. Soprattutto se lo si fa in gruppi di poche persone, ciaspolare è un ottimo modo per ammirare in tranquillità animali, alberi e panorami mozzafiato.
Io da Canazei sono andata a Vigo con la macchina (sono circa 10/15 minuti) e da lì sono salita con la funivia Vigo-Ciampedie. In quel punto ho preso la seggiovia che mi ha portato all’inizio del percorso per la ciaspolata, nella zona tra Ciampedie e Gardeccia. Ero con Sara di Viaggio AnimaMente e ci ha guidate Aldo, della scuola di sci di Canazei: meglio farsi accompagnare da una guida, soprattutto la prima volta, sia per farsi guidare nel sentiero, che per farsi raccontare la storia delle vette che si ammirano camminando.

E dopo la camminata (ciaspolare non è stancante, ma brucia calorie!) è meritatissima una sosta ristoro in una baita. Io l’ho fatta alla Baita Checco, in località Ciampedie.

3. Godersi l’Enrosadira

L’Enrosadira è quel momento in cui, all’alba e al tramonto, le Dolomiti si tingono di rosa. Il libro “Sul sentiero delle leggende”, dell’Istitut Cultural Ladin, raccoglie le leggende ambientate sul Catinaccio e dà una romantica spiegazione di questo fenomeno, che riporto qui.

Il Re Laurino viveva su queste cime, in un regno incantato tutto ricoperto di rose, con i suoi nani. Aveva una figlia, Ladina, che un giorno scorse in lontananza un principe di cui si innamorò. Da quel giorno, ogni notte lei saliva sulla torre più alta del castello per invocare il sole, affinché la aiutasse nella scelta tra l’affetto per il padre e l’amore per il giovane. Il vento portò il suo canto e il profumo delle rose fino alle cime del Latemar, dove viveva il cavaliere. Lui, seguendo la scia delle rose, arrivò da lei e insieme i due scapparono.
Quando Re Laurino se ne accorse, chiese aiuto al vento che gli raccontò tutto; a quel punto il re ordinò alla notte e al giorno di trasformare in roccia tutte le sue rose, che avevano contribuito alla fuga della figlia. Si dimenticò però di citare l’alba e del tramonto nella sua maledizione: per questo, tuttora, questi due sono gli unici momenti in cui le cime del Catinaccio si tingono di rosa e fanno rivivere il giardino delle rose.

Il punto ideale per godersi questa Enrosadira è nel cuore del Catinaccio, sul sentiero che da Ciampedie porta a Gardeccia, ma in fondo queste maestose vette tinte di rosa sono belle da ogni punto di osservazione.