Immaginate di lavorare sul web e di essere connessi 24h su 24 (un po’ meno dai, visto che di notte togliete la connessione dati all’iPhone che comunque rimane acceso). E immaginate che dopo alcuni anni di vita così vi ritroviate, all’improvviso, a vivere una settimana senza internet a Friland, una comunità tra i boschi dello Jutland, Danimarca, dove a fatica c’è ricezione telefonica. Ecco, quella è la stessa faccia che ho fatto io…all’inizio.
Sono andata in Danimarca per un workshop di birdwatching del progetto Grundtvig, e ho vissuto per una settimana in una delle famiglie di un paese molto speciale (ma di questo Friland vi parlerò un’altra volta).
Dopo alcuni anni perennemente online (a Natale, a Pasqua, a Capodanno, in vacanza al mare, di notte,…) mi sono ritrovata offline. Ecco com’è andata.
Giorno 1 senza internet
Il panico, l’ansia, l’angoscia. Non sono parole esagerate: all’inizio ti senti improvvisamente sola. Vorresti dire al mondo intero che sono le 12 e hai già mangiato 3 panini farciti di burro salato, e invece non puoi. Le tue nuove calorie giacciono lì, e tu non te ne puoi lamentare con nessuno. Al pomeriggio ti insegnano a inanellare gli uccellini, fai le foto con l’iPhone, e…non le pubblichi da nessuna parte. Niente Instagram.
Dopo cena vai a casa, ma ti accorgi che l’unico edificio della tua famiglia ospitante provvisto di connessione a internet è chiuso: i tuoi nuovi genitori sono andati a letto e hanno chiuso la porta.
Ora ti ritrovi da sola, nella tua dependance in mezzo alle colline, a…fare che cosa? Cosa si fa quando non c’è la tv, nè lo stereo, nè internet? Riguardi le foto fatte durante la giornata, poi rileggi gli appunti sul birdwatching presi nel pomeriggio, poi…guardi fuori dalla finestra, e ti addormenti pensando a tutti quei commenti su Facebook che nessuno sta moderando. Come potrà il mondo andare avanti una settimana senza di me?!
Seriamente. Panico.
Giorno 2 senza internet
Ti svegli con uno spettacolo incredibile. La tua finestra fa entrare una bella luce e ti fa vedere gli uccellini che si abbeverano nel laghetto in giardino. Perfetta per dare il buongiorno su Twitter! Ah…no. Niente internet, vero.
Vai fuori, ti incammini verso la sede del corso, e incroci il vicino che sistema la serra, quello che guida il trattore, e poi il tuo “papà” che ti augura buona giornata e va verso casa, dove dipingerà fino a sera.
Passi una giornata all’aria aperta, a imparare i nomi di uccelli in inglese, e vorresti cercare su Google il loro nome in italiano, perché ce l’hai sulla punta della lingua ma non ti viene in mente…ma non hai internet. Pazienza. Impari il nome in latino, buteo buteo, e te lo tieni in mente senza segnarlo da nessuna parte. Ti sforzi di usare la memoria al posto dell’app Note. Memoria…già, dov’è che l’avevo tenuta in questi anni?
Anche stasera torni a casa e l’edificio principale è già chiuso. Anche stasera niente internet. Uffa. Vabeh.
Giorno 3 senza internet
Vieni a sapere che nel paesino di fianco, che si raggiunge a piedi, di fianco all’unico negozio (il supermercato) c’è un angolo dove c’è una connessione wifi aperta. Appena lo scopri ti viene un po’ d’ansia, tipo che non vedi l’ora che ci sia la pausa per andare dietro al supermercato a scaricare le mail, e hai paura che ce ne siano di importantissime che ti sei persa nei giorni scorsi.
Dopo una giornata a imparare come si usa il binocolo, come si chiamano le parti delle ali, e a avvistare rapaci nella fredda aria danese, cammini alla velocità della luce e raggiungi la tua agognata wifi libera. Scarichi la posta. Ci sono molte email, anche se prima di partire ti eri disiscritta da tutte le newsletter inutili, per combattere l’information overload. Come al solito ci sono email normali, c’è la classica email del cliente che va nel pallone per un nonnulla, e ci sono notifiche su notifiche. Vai su Facebook, un’occhiatina a Twitter, e poi basta, perché dovresti rimanere lì mille ore, ma sono le 6.30 ed è ora di cena.
E dopo cena sei troppo stanca per tornare in paese. Ti addormenti alle 22 con la luce della luna che ti arriva in faccia e sentendo delle parole in danese in lontananza.
Giorno 4 senza internet
Ti accorgi che prima di pranzo, quando Jo, la cuoca, illustra i piatti che ha preparato, è bello anche solo ascoltare come li ha fatti, senza metterne la foto su Instagram e Foodspotting. E’ bello vedere che ogni giorno apparecchia la tavola con dei fiori diversi raccolti nel prato di fronte; dopo che ha spiegato cosa c’è nei piatti vegetariani un bell’applauso se lo merita tutto. E dopo pranzo, nessuno dei partecipanti al workshop si attacca al proprio cellulare per controllare le email; si chiacchiera davanti a un caffé bollente prima di ripartire per le escursioni, e senti voci e storie che vengono dalla Repubblica Ceca, dall’Estonia, dalla Grecia. Ascolti storie e fai storytelling, ma in 3D.
Giorno 5 senza internet
Hai fatto bene a portare i guanti senza dita. Pensavi ti sarebbero serviti per scrivere appunti sull’iPhone, invece sono comodi per ripararti dal freddo e, allo stesso tempo, permetterti di regolare il binocolo e il telescopio con facilità.
Passi la serata con la tua famiglia: niente tv, niente radio, niente cellulare. Una tavola imbandita di piatti danesi, succo di bacche strane, racconti e foto di una famiglia che ti ha preso in casa, risate, e racconti inevitabili su come Berlusconi abbia rovinato l’Italia, davanti a due facce incredule.
Giorno 6 senza internet
Ti ritrovi a cercare un uccello che vive nelle acque stagnanti (della famiglia del Lymnocryptes minimus), camminando in una palude con l’acqua putrida fino alle ginocchia. L’iPhone oggi l’hai proprio lasciato a casa, ma se fosse caduto nella palude non ne avresti fatto un gran dramma. Esci dall’acquitrino, ti togli le scarpe, le leghi allo zaino, butti via le calze, e i 10 km che ti riportano a Rønde li fai a piedi nudi.
Ti fai una doccia al volo, e vai a una cena con tutti gli abitanti della comunità. E dopo cena, che si fa? Un giro in bici e una passeggiata. E poi dritta a letto, stanchissimissima.
Giorno 7 senza internet
Ultimo giorno. Insegni a una classe delle medie come si costruisce un nido artificiale per gli uccelli, ma ti accorgi che i bambini sono più bravi di te a segare il legno: lo hanno imparato nella loro lezione settimanale di bricolage.
Poi partecipi alla gara di birdwatching, giri di corsa per un’ora e mezza tra cavalli, laghi e boschi e ti stupisci di quanti nomi di uccelli hai imparato in una settimana.
La sera fai un po’ di foto con la famiglia che ti ha ospitato (con la loro macchina fotografica). Ti regalano un libro (sì, di quelli di carta) illustrato dal tuo “papà”.
Vai nella tua dependance tutta di legno, fai la valigia, e trovi una bella lettera (di carta) scritta a mano dal tuo papà. Che calligrafia buffa. Che brutto lasciare questo posto.
Giorno 8 senza internet
Saluti tutti scrivendo bigliettini con dediche personalizzate. Abbracci, baci, bus, catamarano, altro bus, arrivi in aeroporto a Copenhagen. La tizia al check-in ti chiede se sei tu, quella della foto sulla carta d’identità. Forse non ti riconosce perché adesso hai la faccia rigata dalle lacrime e sei abbronzata e spettinata.
Piangi perché in aeroporto c’è la wifi. E ci sono centinaia di email, notifiche e richieste assurde ad aspettarti. Non ne hai proprio voglia.
E dire che ti eri anche portata il computer.
Una settimana offline, tra i boschi dello Jutland – Fraintesa http://t.co/bVuYwb8Y
La mia settimana offline tra i boschi dello Jutland. Come passai dall’ansia a una sensazione che non provavo da anni http://t.co/eccHI3TO
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una grandissima @fraintesa …emozionante !! Una settimana offline, tra i boschi dello Jutland – Fraintesa http://t.co/klJ2QE7D
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da leggere tutto d’un fiato: Una settimana offline, tra i boschi dello Jutland – Fraintesa http://t.co/x70UGPE2
Spettacolo!!! Lo voglio fare anch’io :):) Una settimana di “depurazione” dalla tecnologia ogni tanti ci vuole!!!
Ciao 🙂 mi sono aggiunta ai tuoi lettori! io sono un appassionata di animali e natura.. ma anche delle nuove tecnologie! Deve esser stato “strano” 🙂 ormai non siamo più abituati a viver in semplicità 🙂
Passa a trovarmi su : http://blogpercomunicare.blogspot.it/ ti aspetto 🙂
Grazie del commento! Ciao, compagna di passioni
Quanta verità in questo articolo. Da quando ho il blog cerco sempre di aggiornare i social con foto e commenti…e spesso mi sento persa se non c’è rete. Ma a volte sono anche sollevata.
Una settimana però non mi è mai successo, non so come reagirei…
Una settimana offline non è la fine del mondo, anzi…solo che se sei dipendente da internet, a prima vista, lo sembra! 🙂 È un’esperienza che ti consiglio 🙂
Mooolto interessante. Trovo tanto rilassante il suono dei uccelli e ho sempre voluto imparare di più. Non so se dedicarne una settimana intera non sarebbe un po troppo, ma…
A proposito del senza internet, staccarsi dal lavoro posso immaginare piacevole (ma i clienti?!). Non poter condividere nemmeno una foto su Instagram, forse meno… Ma era un blog tour, oppure una scelta di vacanza personale?
Ciao Alexandra! Se sei affascinata dal mondo degli uccelli ti consiglio di approfondire: te ne innamorerai ancora di più. Magari puoi partire con un weekend di birdwatching in qualche foce di fiume italiano, come il delta del Po. Per quanto riguarda il senza internet: ai clienti lo avevo detto. Per una settimana di vacanza non casca il mondo, soprattutto perché il mio lavoro non è salvare vite umane 😜 Per la “dipendenza” da social network, come hai letto, anche quella mi è passata in fretta. Ho ripetuto questa esperienza anche l’estate scorsa, quando sono stata a Cuba per 10 gg totalmente senza internet. Davvero rigenerante. E no, né Cuba né lo Jutland erano blog tour! Specialmente lo Jutland è stata una scelta fatta dal cuore, perché sin da quando ero piccola amavo andare a guardare gli uccelli col binocolo. Ti consiglio di provare una “vacanza offline” come questa. E grazie del commento 🙂