Fare turismo responsabile a Lampedusa non è solo possibile, ma direi indispensabile. Sono appena tornata da una splendida e rilassante vacanza su questa isola magnifica, che mi ha regalato momenti speciali ma anche qualche pensiero. Sì, perché se certe peculiarità possono sembrarmi azzardate, ma innocue per me e l’ambiente (ad esempio: girano quasi tutti senza casco in motorino e senza cinture in auto), altre cose mi hanno fatta arrabbiare. Tre, in particolare: l’abusivismo che fa spuntare edifici in cima alle scogliere o a ridosso delle spiagge; la quantità di cani e gatti randagi; la spazzatura – ma su quest’ultima influiamo anche ai turisti.
Se contro l’abusivismo, almeno in vacanza, possiamo fare ben poco, possiamo però fare qualcosa per il randagismo e possiamo impegnarci nella raccolta dei rifiuti. Queste accortezze, oltre al rispetto delle aree protette sull’isola, possono favorire la salvaguardia dell’ambiente, per questo ho pensato di condividere qui alcuni consigli pratici per rendere più responsabile e sostenibile la propria permanenza a Lampedusa.
Guida per un turismo umano e responsabile
Un’ottima partenza per il turista responsabile è la conoscenza del territorio. Il prezioso volume “Guida per un turismo umano e responsabile“, di Ivanna Rossi (188 pagine), si legge comodamente nel volo per Lampedusa e poi rimane come comodo riferimento tascabile per tutta la vacanza. Questo testo è nato in collaborazione con l’AITR – Associazione Italiana Turismo Responsabile, costa € 14,50 e racchiude storia, leggende, itinerari, personaggi simbolo e descrizioni dettagliate dei luoghi di interesse turistico dell’isola. In brevi paragrafi racconta la cultura, le tradizioni e le problematiche di Lampedusa, oltre a segnalare divertenti aneddoti e utili consigli pratici. A me è servito anche per scegliere dove mangiare e per imparare qualcosa in più sull’ambiente dove mi trovavo. Ho scoperto la storia dei dammusi, il passato dell’isola, gli animali che ne popolano i fondali. Decisamente una guida da leggere e portare con sé: è molto piacevole anche come lettura sotto l’ombrellone.
Raccolta differenziata e riciclo
Punto dolente: la raccolta differenziata sull’isola. Io che a casa con i rifiuti differenzio anche le bustine del tè a Lampedusa ho avuto vita molto difficile. Ho cercato in lungo e in largo cassonetti per la raccolta differenziata e ho trovato questi:
– Porto vecchio, accanto alla stazione marittima: vetro e plastica
– Porto nuovo, di fronte alle barche dei migranti: vetro e plastica
– strada che porta alla Spiaggia dei Conigli, più o meno all’altezza di Cala Madonna: cassonetti bianchi e gialli, per carta e plastica.
Armatevi di pazienza, però: spesso i cassonetti sono strapieni, quindi dovrete vagare tra queste mete per cercare spazio per i vostri rifiuti e non di rado al loro interno troverete spazzatura mista.
Raccogliere i rifiuti altrui
Portate sempre con voi un sacchetto. In mare, sugli scogli, nelle passeggiate per raggiungere le spiagge, sulla battigia, nell’entroterra: i rifiuti purtroppo sono un problema diffuso. Se ne trovate, raccoglieteli anche se non sono stati prodotti da voi, metteteli in quel sacchetto e poi buttatelo nel cassonetto quando ne vedete uno.
Centro tartarughe WWF
Ho fatto molta fatica a trovare il Centro tartarughe WWF. Sul sito non c’è un indirizzo e navigando ho trovato un vago “Contrada Grecale”; solo dopo aver girato in lungo e in largo questa strada ho scoperto che il centro è stato spostato al Porto vecchio, presso la stazione marittima. Questo centro per la cura e lo studio delle tartarughe marine Caretta caretta cura gli esemplari feriti dagli attrezzi da pesca e si occupa della loro riabilitazione prima del rilascio in mare, quando questo è possibile.
Visitando il centro si può imparare molto su questi animali: ci sono i pannelli esplicativi, i racconti esaustivi dei volontari, gli esemplari in formalina ma anche le tartarughe vive che sono attualmente in cura, che si possono guardare e fotografare senza flash. Il centro è aperto alle visite ogni giorno dalle 17 alle 20.
Qui ho fotografato la curiosa Caretta caretta della foto e ho scoperto che è la temperatura di incubazione delle uova che determina il sesso dei piccoli nell’uovo: solo le uova che si sviluppano a una temperatura inferiore ai 30° daranno vita a maschi, lo sapevate?
Nel centro si possono comprare braccialetti, magliette e collane con le tartarughe con un’offerta minima di 5€ e uscendo si può lasciare una donazione alla struttura.
Per fare volontariato qui è necessario fare richiesta tramite il sito del WWF.
Spiaggia e Isola dei Conigli
Nella Spiaggia dei Conigli, davanti all’omonima isola, nidificano le tartarughe. Per questo in una parte protetta della spiaggia è vietato piantare ombrelloni (che potenzialmente potrebbero distruggere nidi): l’area è recintata e presidiata dai volontari di Legambiente quindi la distinguerete con facilità.
Agli stessi volontari gli schiavi della nicotina potranno chiedere piccoli portacenere da spiaggia.
Tutta la Spiaggia dei Conigli è accessibile dalle 9.30 alle 19.30; al di fuori di questo orario è riservata, giustamente, alle tartarughe.
Fate attenzione a non portare sulla spiaggia ciottoli o pietre, che per le tartarughe nidificanti possono trasformarsi in scogli insuperabili e possono ostacolare il loro ritorno in mare.
Randagismo
Come altre regioni italiane, anche Lampedusa è afflitta dal problema del randagismo. Cani e gatti randagi si trovano nell’entroterra ma anche in spiaggia. Nella speranza e attesa -spero non vana- che sterilizzino questi animali, l’unica cosa che si può fare è portare sempre con sé un bicchiere di plastica e dell’acqua: i cani in spiaggia sono spesso assetatissimi e berranno volentieri. Un’altra idea è quella di tenere delle crocchette per animali in auto e versarle per terra quando si incontrano i poveri randagi.In Corso Roma, alla sera, potrete trovare un banchetto di una associazione che aiuta questi animali, quindi anche a loro potrete chiedere informazioni sulla situazione e su come aiutare.
Ho letto con piacere il tuo post, anche perchè Lampedusa è totalmente tagliata fuori da una comunicazione che non sia quella che parla, giustamente, dei migranti.Anche i travel blogger, come i turisti, spesso se ne tengono lontani.
Sono ormai quattro anni che vado in vacanza sull’isola e non posso non confermare le problematiche che ben hai esposto. Un’altra, poco conosciuta, è che l’energia elettrica sull’isola viene prodotta con una locale piccola centrale a gasolio. Con tariffe piu’ care per gli isolani e ovviamente una fonte di inquinamento. Considerato che siamo quasi nel Sahara, il fotovoltaico non dovrebbe essere un problema. L’estrazione ambientalista del nuovo sindaco, dovrebbe forse migliorare le cose.
Grazie Armando! Io puntavo da un po’ questa meta e sono contenta di essere riuscita a raggiungerla quest’estate. Ho trovato tante persone che, come te, dopo esserci stati la prima volta ci tornano e questa per me è una conferma del grande fascino di quest’isola. Mi fa piacere che anche tu che la conosci meglio di me abbia riscontrato le stesse problematiche: allora purtroppo ci ho visto bene…
Non sapevo della centrale a gasolio, grazie di avermelo accennato. Penso che approfondirò, perché come giustamente dici anche tu il fotovoltaico qui potrebbe essere una validissima alternativa.
Ciao!
sono una guida turistica di Firenze e vi aspetto per visitare la mia città, immersa nella storia e
nella bellezza. Sarà indimenticabile.