Si può sopravvivere in Abruzzo senza mangiare cadaveri? Sì. E anche molto bene. Come in ogni altra parte d’Italia, troverete chi vi dice che il pesce “è un animale stupido e senza cervello e quindi lo si può mangiare” (e in quel momento io mi sono trattenuta per evitare risse), ma ignorando questi improvvisati esperti di biologia e nutrizione potrete godervi piatti tipici e formaggi locali, poi sdraiarvi in spiaggia e addormentarvi pieni, con la bavetta che vi esce dalla bocca, consapevoli che si può davvero mangiare vegetariano in Abruzzo.
Sono stata nelle zone di Vasto e dintorni e vi posso dire cosa mi sarei portata a casa volentieri in un tupperware gigante.
- Peperoni cruschi. Dimenticate il peperone che vi si pianta sullo stomaco: questi peperoni lunghi e stretti vengono fatti essiccare all’aria per una stagione intera, poi vengono fritti, diventando croccanti e rendendovi felici. Uno tira l’altro, sono molto più digeribili dei peperoni classici, e mi mancano da morire. Avrei dovuto comprarne una tonnellata. Io in Emilia non li avevo mai visti, ma li avevo trovati in vendita al Taste a Firenze. Ordinatene a chili, vi prego: fatelo per me.
- Maccheroni alla chitarra. Tipici abruzzesi, fatti a mano con il maccarunàr, un attrezzo apposito con corde che tagliano la sfoglia, sono spaghetti di sezione quadrata, fatti con l’uovo. Li ho mangiati con peperone crusco e mollica fritta a Lu Barrott de Nicola, fantastica trattoria dalla storia incredibile a Pollutri: ma andateci di domenica a pranzo, perché gli altri giorni troverete quasi solo piatti per carnivori. Gli spaghetti alla chitarra sono buoni anche conditi con pecorino e pomodoro fresco, come me li ha cucinati RosannaCooking; li ho provati anche con carciofi e fave, cucinandoli con gli esperti locali di Italia Sweet Italia, ma così hanno un gusto molto più delicato.
- Formaggi tipici. Chi ama le degustazioni potrebbe passare una serata alla Drogheria Buonconsiglio, in centro a Vasto. Io lì ho gustato un ottimo caciocavallo affinato in Abruzzo, un pecorino affinato nei mirtilli e un erborinato spontaneo ai 3 latti, affinato allo zafferano (il tutto accompagnato da birre artigianali di un birrificio abruzzese, Opperbacco). In generale: con il pecorino qui in Abruzzo andate sul sicuro, idem per quella invenzione geniale che è la burrata.
- Cicoria. Qui cucinano anche quella selvatica e ci fanno delle bruschette molto saporite, spesso condite con pecorino o olio. Inutile dire che la cicoria che ho mangiato qui ha un gusto totalmente diverso da quella che sono abituata a mangiare a casa, in Emilia.
- Fave. Buone crude, ma buonissime in zuppa, che qui è un piatto diffuso, molto saporito e molto energetico. Molto unta e quindi per me perfetta quella che ho mangiato a Lu Barrott de Nicola.
- Pallotte cace e ove. Me ne hanno parlato ma non l’ho assaggiato, ma se lo trovate nei menù potete ordinarlo se non siete vegani: sono polpette di uova, formaggio, aglio e pane, fritte. Meno male che non le ho trovate se no probabilmente sarei ingrassata 10 kg.
- Dolci tipici: tarallucci, bocconotti e Pandolce Aragonese. Nino della pasticceria Pannamore (che è a Vasto e a Lanciano e è specializzata nel rivisitare i dolci tipici) mi ha spiegato che la pasticceria abruzzese non è dolce come quella del Sud, ma neanche semplice come quella del Nord. E’ vero: si usa la pasta di mandorle, ad esempio, ma non come in Sicilia. Eppure i pasticcini e i bignè sono molto più dolci di quelli del Nord, e mi sembra che siano anche un po’ più alcolici. Di tipico ci sono i tarallucci, pasticcini ripieni di un impasto a base di marmellata d’uva, che mi hanno ricordato i tortelli dolci emiliani. Hanno un gusto molto particolare, che secondo me non piacerebbe molto al Nord.
I bocconotti mi sono piaciuti di più, forse perché c’è il cioccolato. Buono anche il Pandolce Aragonese, uno zuccotto di cacao e mandorle leggermente alcolico, riprodotto a partire dall’antica ricetta amata dal Marchese D’Avalos di Vasto e brevettato dalla storica Pasticceria vastese Lu Furnarille, nata circa 90 anni fa e tuttora a conduzione famigliare.
Per accompagnare queste caloriche bontà, se amate la birra sappiate che alla Drogheria Buonconsiglio a Vasto – nata nel 2010 su iniziativa di 3 ragazzi e oggi consigliata dal Gambero Rosso – ci sono sempre 60 birre a rotazione, tra le quali almeno una italiana.
Per il vino suggerisco l’azienda agricola vastese Fontefico, immersa nel verde e nata nel ’96 su iniziativa di due fratelli che oggi producono quattro vini in purezza, tra cui l’immancabile Montepulciano d’Abruzzo e il Pecorino.
Molto famosa l’azienda vitivinicola di Sergio Del Casale, a conduzione famigliare, che si trova vicino a Vasto Nord ed è pluripremiata per il suo Montepulciano d’Abruzzo: Paola, la figlia del proprietario, è un’istrionica guida che vi spiegherà volentieri come producono i vini. Approfittatene per capire cosa vi solletica la lingua, se come me non siete esperti del settore.
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Tutto molto bello e molto buono, con la ciccia sarebbero stati piatti sopraffini ovviamente ma… la domanda è: perché in quel momento ti sei trattenuta?! I lettori sono morbosi, vogliono leggere il sangue!
Ahaha Alessandro un giorno ti inviterò a cena, cucinerò veg e ti ricrederai! Comunque in quel momento mi sono trattenuta perché non ne valeva la pena di discutere con chi la pensa così. Che gusto ci sarebbe stato a dialogare con una persona così? No, meglio esercitare la mia parte zen e conservare le energie per fare di meglio (tipo: mangiare).
…ahahaha Francy…la frase esatta era” il polipo non ha attività celebrale quindi lo si puo’ mangiare”..queste immagini ed il tuo post mi fan venire l a BAVETTA ALA BOCCA….e non son nemmeno vegetariana!..anche questo è saper accogliere, rispettando le scelte e cercando di farti rientrare a casa..con la voglia di ritornare in quel luogo al piu’ presto 🙂
Ciao Francy…grazie che hai citato le parole esatte di quella conversazione…io non volevo scriverle se no mi sarei innervosita di nuovo! ahah 🙂 comunque super bavetta anche per me. Se ti mando l’indirizzo mi mandi un camion pieno di peperoni cruschi?
…manda l ‘indirizzo..ho un transpallet pronto per te: peperoni cruschi, tarallucci al vino, chitarra e cavatelli…Ready!
Non dimentichiamo il famoso zafferano di Navelli (uno dei migliori al mondo) i ceci bianchi molto piccoli e soprattutto i ceci rossi molto ricercati dai vegetariani perché ricchi di ferro…sempre di Navelli… e poi…la cicerchia di Castelvecchio Calvisio, il fagiolo bianco di Paganica, le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio (presidio slow-food), la patata turchesa di Barisciano, il grano autoctono di Solina e di Ruscia…varietà antichissime che ancora si coltivano….e poi le diverse monocultivar di olive che danno ottimi olii extra vergini di qualità che hanno vinto diversi premi nazionali (anche Vinitaly) ed internazionali….Quindi rigorosamente W L’Abruzzo Vegetariano!!
W questo Abruzzo segreto! Mi dici cos’è la patata turchesa che non la conosco? Intanto grazie per le altre dritte. Che tu sappia c’è qualche piatto tipico con i legumi che mi hai citato?
A Navelli abbiamo diversi piatti con lo zafferano oltre al classico risotto!!Ottima è anche la zuppa di ceci con lo zafferano, addirittura la pizza con lo zafferano…….Devi venire qui a Navelli, ti farò scoprire un sacco di curiosità culinarie…
La patata turchesa o viola dell’area del Parco Naz. del Gran Sasso è chiamata così per il colore viola intenso della buccia contenente una interessante quantità di sostanze antiossidanti paragonabili a quelle del cavolo. Al suo interno mostra una pasta bianca ed un basso contenuto di acqua, la consistenza e la granulosità sono medie e tale caratteristica la rende adatta per diversi usi e cotture.La patata turchesa è riconoscibile anche per la forma irregolare ed i numerosi occhi profondamente incavati, segno distintivo delle varietà antiche , rustiche e non manipolate geneticamente.
Francesca, ma quante ne sai?! Quando verrò a Navelli dovrai farmi da guida (almeno gastronomica)! E poi adoro lo zafferano quindi la pizza con questa spezia prima o poi devo provarla. Grazie di tutte queste notizie appetitose!