Formentera, mi hai fregata

Questo per me deve essere l’anno delle sorprese e della distruzione degli stereotipi

In estate sono partita per Cuba convintissima di catapultarmi in un mondo di sigari e di Besame Mucho, e decisamente non è stato così: a Cuba di certo non tornerò tanto presto, dopo tutte le disavventure vissute a luglio.

E poi pochi giorni fa mi sono ritrovata in aeroporto, pronta per partire per Formentera, dove (da ignorante) pensavo che avrei trovato tante imitazioni di Bobo Vieri e una Costa Smeralda in miniatura. 
Mi sbagliavo alla grande. Sono stata piacevolmente colpita da un’isola selvaggia, autentica, libera, dove solo 3 strade sono asfaltate, e tutto il resto è carretera di terra e ghiaia costeggiate da muretti a secco; stradine così strette che se incontri un’auto che arriva in senso opposto alla tua devi farti da parte entrando in qualche aia. Andando a correre in una di queste strade sterrate, mi sono ritrovata in mezzo a un gruppo di anziani francesi che giocavano a pétanque (una variante delle bocce) in mezzo alla via. Questo aspetto mi ha fatto ricordare molto Lampedusa: la sensazione di terra selvaggia è la stessa!
E hippie. Tanti hippie. Non parlo dei fricchettoni catalani con mullet, rasta e pitbull: parlo proprio degli hippie veri, che negli anni ’70 hanno raggiunto e colonizzato l’isola, lasciando una forte impronta e una sensazione costante di relax al suono del motto “take it easy”. Questa comunità gestisce ogni settimana il variopinto mercatino de La Mola, da non perdere: a parte i prevedibili braccialetti di lana cotta, ci sono gioielli strabilianti, quadri e oggetti di artigianato che mi hanno piacevolmente stupita. Ho comprato bracciali, collane e orecchini mentre una band suonava nella piazzetta del mercato e la piacevole brezza di ottobre mi rinfrescava dal sole ancora caldissimo.

E poi, i nudisti. Che non sono quei finti ribelli o pseudo esibizionisti degli anni ’90, ma sono persone che cercano la quiete e la libertà di vivere il proprio corpo (e la propria vacanza) senza costrizioni di nessun tipo. A Formentera nudismo e topless sono consentiti e nessuno se ne stupisce (e la cosa più bella, diciamocelo, è quest’ultima). 

Certo, ho incontrato anche molti italiani, come prevedevo: per lo più famiglie con bambini troppo grandi per stare ancora in passeggino, tanti scooter, ogni tanto qualche milanese che parlava ad alta voce al telefono, ma niente di insopportabile (nonostante io sia parecchio insofferente su questi temi). Insomma, niente Bobo Vieri, anche se sicuramente l’isola è molto diversa e più affollata in luglio e agosto. 
Quello che mi è piaciuto di più? La natura. Già all’arrivo, superato il porto, si viene accolti dalla luce riflessa sulle enormi saline, specchi d’acqua che ti fanno subito sentire circondata dall’acqua in ogni dove. Ho avvistato fenicotteri e cormorani, e anche un falchetto nell’entroterra. Dopo le saline, si prosegue tra cactus, fichi d’India, terra ocra, fiori bianchi spontanei e piante verdissime. In questo, Formentera mi ha ricordato molto Lanzarote.
E come la rispettano, qui, questa natura! La raccolta differenziata è d’obbligo e tutta l’isola è disseminata di cassonetti appositi, con indicazioni in catalano, spagnolo e inglese per il corretto smistamento dei rifiuti. Abituata a vederne ben pochi in Spagna, sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Credevo poi che avrei trovato un’isola iper urbanizzata, e anche qui mi sono dovuta ricredere: le costruzioni sono poche e lo sguardo è libero di spaziare verso l’orizzonte. Non ci sono file di palazzi e grandi hotel che impediscono di vedere il mare, anzi; tra un campo e l’altro e tra una spiaggia e l’altra ci si imbatte per lo più in piccole casette bianche a un piano solo, tinteggiate di blu intorno alle finestre e alle porte.
E i negozi? Pensavate a catene di vetrine con felpe da calciatori? Sbagliato. Ho visto negozi di abbigliamento dallo stile decisamente troppo italiano per sentirmi in Spagna (e questo, per me, non è un male…), ma con prezzi accessibili e abiti da vita di mare. E ho visto solo un Despar – per il resto, piccoli negozi di alimentari senza insegna, come quelli di una volta.
Infine, ero convintissima che – come al solito quando in Spagna – da vegetariana mi sarei ritrovata a mangiare pan tomate e tortilla per tutta la vacanza, invece ho scoperto un ristorante vegetariano e vegano (Integral, a Es Pujols) che ogni sera mi ha sorpreso con piatti del giorno deliziosi – tra le altre cose, con una ottima tortilla senza uova, alla faccia degli stereotipi.
Il mare e le spiagge? Pulitissimi e meravigliosi – niente da invidiare alla Costa Smeralda di cui sopra. 
Insomma, mi sono accorta di essere partita piena di stereotipi, e di aver sempre snobbato per anni un’isola per puro pregiudizio, sbagliandomi di grosso. È un posto dove tornerei anche subito (ecco, magari non in luglio e agosto, però).

Formentera mi ha proprio fregata.

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