Viaggio di nozze in Sudafrica #2: Cape Town

[Prima parte del viaggio: qui]

Ammetto che mi sono chiesta cosa potesse mai darmi una città dopo tutto quello che avevo appena visto, ma ecco, anche in questo caso il Sud Africa mescola le carte e ti stupisce.

Iniziamo con un giro nella regione dei vini, degustazione e spiegazioni un po’ sommarie ma il tempo anche in questo caso è tiranno, perché dopo un pranzo vista oceano ad Hermanus ci aspettano le balene. E anche loro non mancano all’appuntamento, si fanno vedere, fotografare ed ammirare.

Avvistamento balene (foto di Cinzia Schepis e Roberto Morandi)
Avvistamento balene (foto di Cinzia Schepis e Roberto Morandi)

 

In serata arriviamo a Cape Town, ecco quella è una delle poche città dove andrei a vivere domani, dove farei crescere mio figlio e dove ti senti a casa, diciamo che forse anche il Table Bay Hotel ha aiutato, ecco 🙂
Ma ho tralasciato un piccolo particolare, in questa seconda parte di viaggio la nostra guida è cambiata: ora abbiamo un ragazzo italiano di Modena, Filippo, che da 15 anni vive a Cape Town ed è ufficialmente pazzo. Ci racconta con leggero egocentrismo e con quel suo bell’accento le sue esperienze e le sue avventure e ci guida al Capo di Buona Speranza, all’interno del Parco Nazionale della Table Mountain. Ci fa raggiungere il Capo a piedi, una camminata di una ventina di minuti con l’oceano alla nostra sinistra e le nuvole che ballano sulle nostre teste a ritmo del vento, uno dei posti più romantici che io abbia mai visto!

Capo di Buona Speranza pinguini (foto di Cinzia Schepis e Roberto Morandi)
Pinguini al Capo di Buona Speranza (foto di Cinzia Schepis e Roberto Morandi)

Prima di rientrare in albergo il nostro modenese ci porta nella “Galleria del vento”: quando c’è tanto vento a Cape Town c’è un punto preciso in cui l’aria si incanala tra i palazzi e crea una vera e propria galleria. Noi scendiamo tutti dall’autobus un po’ increduli e diffidenti e iniziamo a correre, saltare e ridere come dei pazzi, il vento ci trascina, ci fa volare e ci sorregge…è meraviglioso!

La sera ci spetterebbe una cenetta romantica, perché siamo pur sempre in viaggio di nozze, no? E invece tutti ad assaporare Cape Town, aperitivo in un locale con musica dal vivo e cena in un ristorante dove mangiare…ehm quello che ho mangiato non lo dico per rispetto agli amici vegetariani 🙂

Filippo, la nostra guida, ci raggiunge e ci dice che proprio dietro l’angolo c’è una festa, gente che balla, si diverte…sì insomma ci andiamo, vi dico solo che eravamo noi gli unici sette bianchi ma la cosa non ci importa e non importa veramente a nessuno, siamo lì con una birra da un litro e mezzo in mano, in una specie di macelleria riadattata a locale, balliamo, ci divertiamo e nulla può succederci è così è stato. Siamo tornati in sei su un taxi per quattro scarsi, cantando e ridendo come forse raramente riusciremmo a fare a casa, e vi giuro che la birra non l’abbiamo finita!

Ma il bello deve ancora venire, perché il giorno successivo si fa un giro per Cape Town, un posto splendido dove tutto coesiste, dove hai ogni cosa al suo posto e di fianco a quello che sembra diverso l’altro ci sta benissimo, tutto fa parte di un insieme, tutto si mescola mantenendo se stesso, tutto inizia e finisce con un sorriso.

Oggi non si può prendere la funivia che porta fin sopra la Table Mountain, c’è troppo vento, il “dottore” – come lo chiamano da queste parti – soffia troppo forte, ma noi abbiamo altro da fare, da vedere e da conoscere. Arriviamo a Woodstock, chiamata così perché lì c’erano i magazzini di stoccaggio (stock) del legno (wood) e quello un tempo era una delle zone malfamate ed abbandonate di Cape Town. Oddio, il nostro incontro con il gangster di zona forse un po’ ce lo ricorda, ma giriamo l’angolo ed è tutto diverso: laboratori di studio e spazi espositivi di design si intrecciano con rigattieri e negozi di antiquariato, vediamo bambini che ci salutano e luoghi di incontro dove europei, asiatici, africani vivono in compagnia gli uni degli altri. Sembra di aver sempre vissuto lì, sembra di non essere turisti!

Filippo ha in serbo ancora qualcosa: ci porta nella prima township – per capirci, quella distesa immensa di baracche coperte con le onduline, dove pensi che non ci sia civiltà, regola o legge! Ci troviamo lì dentro, per l’esattezza dentro una di quelle baracche, a suonare e cantare con un anziano che credo fosse Xhosa, cioè del popolo a cui apparteneva Mandela. Questo anziano ci mostra strumenti antichi, accorda con la voce e ci fa tornare bambini.

Primo momento emozionante nella township (foto di Cinzia Schepis e Roberto Morandi)
Primo momento emozionante nella township (foto di Cinzia Schepis e Roberto Morandi)

Subito dopo ci troviamo nella seconda township: lì veniamo accolti da una marea di bambini, tutti bellissimi con degli occhioni enormi; dicono che ogni bambino scelga uno di noi, e in effetti non puoi fare altro che prenderlo in braccio e poco importa se hanno le mani e i piedi sporchi dopo aver giocato in mezzo alla terra, non ti importa perché sono lì che ti sorridono e vogliono solo giocare! Si esibiscono in danze sfrenate con un ritmo che noi mai avremo dentro, io li guardo tutti, li ammiro e mi commuovo, il sole filtra attraverso le onduline di ferro, la luce che c’è è indescrivibile, siamo circondati dai bambini e i loro genitori ci sorridono e ci ringraziano, purtroppo però è tardi e dobbiamo andare via…

township di Cape Town (foto di Cinzia Schepis e Roberto Morandi)
Sorrisi nelle township di Cape Town (foto di Cinzia Schepis e Roberto Morandi)

Ancora un salto per il piccolo con la maglietta sporca di gelato però, ancora una foto al bimbo tutto occhi che mi sorride, ancora una carezza per la bambina con le treccine che è appena tornata da scuola, eh sì perché lì vanno anche a scuola… che stupida che sono ad aver pensato che non abbiano le scuole! Andiamo via, investiti da questa emozione immensa, con il cuore pieno di gioia, umiltà e vita.

Una birra ora però ci vuole no? E anche uno spuntino in un panificio dove una ragazza ci cuoce delle pagnottine buonissime e le serve su una bella teglia nera di forno, ma io la pagnotta l’ho mangiata e la ragazza l’ho abbracciata forte, che credete?!

Un giro sulla Table Mountain ora ci sta, per assaporare il tramonto, capire e digerire tutto quello che i nostri occhi hanno visto, tutto ciò che le nostre mani hanno toccato e il nostro cuore ha provato. Io guardo mio marito e lì capisco perché un viaggio di nozze è importante, perché se il tuo compagno non è un buon compagno di viaggio difficilmente potrà esserlo per la vita e io il mio compagno di viaggio ideale ce l’ho lì di fianco a me, che cerca di fare una foto perfetta, ma la luce è sempre troppa.

Siamo lì tutti a guardare Cape Town dall’alto ancora una volta e sappiamo già che tra poco sarà il momento più duro, quello dei saluti. Non vogliamo che tutto finisca, non vogliamo salutare la nostra guida pazza, e neppure i nostri compagni di viaggio, ma purtroppo questa è l’ultima sera e domani un volo ci porterà altrove.

Ho pianto in aeroporto, ho pianto perché il Sud Africa me lo porto dentro, perché ogni cosa ti arriva al cuore dritta senza freni e senza inibizioni, perché sorridono tutti, sia in un albergo 5 stelle lusso, sia nella bettola in cui abbiamo bevuto la birra all’imbrunire, perché il tempo è scandito dal sole che sorge e dalle persone che stanno insieme, perché è bello stare insieme ed è bello condividere. Ho pianto perché un legame così credo sia possibile solo in un posto così, ho pianto perché lo sguardo del leone non me lo dimenticherò mai, i sorrisi dei bimbi della township hanno tirato fuori il meglio da tutti noi che eravamo lì, ho pianto perché il mal d’Africa esiste e perché avrei voluto fare tante altre cose lì, in quella parte di mondo che mai mi sarei immaginata di apprezzare così.

4 commenti su “Viaggio di nozze in Sudafrica #2: Cape Town”

  1. bello! anche io sono stata in viaggio di nozze in Sudafrica. che meraviglia unica, povertà compresa, paese arcobaleno nel vero senso del termine.

  2. Ah, il Sud Africa… che terra meravigliosa… l’articolo mi è piaciuto molto, ho rivissuto molte delle emozioni che ho provato durante questo viaggio! Chissà che prima o poi non ci ritorni? 🙂

    • Ciao Teresa, anche tu innamorata di questa terra eh?! Beh ogni scusa è buona per tornarci – magari un anniversario? O anche no! 🙂 grazie per il commento

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