Il mio primo volo in parapendio tandem, sul Lago di Molveno

«Ecco vedi oltre lo strapiombo, nella montagna di fronte, quei due pini alti, là? Ecco tu devi correre forte verso di loro, anche quando sotto ai piedi non hai più la terra. Ma devi continuare eh, hai capito? Io corro dietro di te. Sei pronta? …CORRI
È strano, non so dove ho trovato il coraggio di farlo, ma l’ho fatto. Sono una persona molto paurosa: svengo alle analisi del sangue, soffro di vertigini quando cambio le lampadine, ho paura dello slittino, della seggiovia, persino delle giostre di Gardaland (ho fatto solo il brucomela, le tazze che girano e gli Egizi).

Eppure stavolta sono uscita dalla mia comfort zone, ho corso verso il vuoto e ho continuato a correre anche quando non avevo più il terreno sotto i piedi, fino a quando ho sentito una forza che mi ha strattonato verso l’alto. A quel punto, come mi aveva spiegato poco prima il pilota che mi aveva dato l’ordine di correre, mi sono seduta nell’imbragatura, che è proprio a forma di sedile, e mi sono aggrappata con le mani alle cinghie. Lui era in volo in parapendio tandem con me, proprio seduto dietro alla mia schiena. Ma io…ero tesa!
Dopo il lancio, il parapendio si è alzato in quota sfruttando una corrente ascensionale. Questa parte non mi è piaciuta molto: sentivo i cali di aria e il vento che ci spostava e non mi sono goduta molto la partenza.

Il mio pilota non parlava molto ma deve aver capito che all’inizio non ero molto tranquilla: ha cercato di farmi sciogliere dicendomi di urlare, spalancare le braccia e saltare sul sedile, ma direi che così mi ha fatto spaventare ancora di più. Ci ho messo un po’ a godermi l’esperienza forse anche per quello; penso che se mi avesse detto di rimanere con le mani aggrappate all’imbragatura e mi avesse raccontato come funzionano le correnti, o mi avesse distratto parlandomi di altro, forse mi sarei rilassata prima.

Dopo un po’ comunque ho capito che l’unica cosa che potevo fare era rilassarmi da sola e godermi il panorama magnifico: avevo i verdi boschi delle Dolomiti del Brenta di fronte a me e il lago di Molveno, color smeraldo, sotto. Mi sono incantata a guardare la natura e ho anche provato a scorgere qualche animale, ovviamente senza riuscirci. Mi sono immaginata allora di essere un rapace in volo, che sfrutta la corrente per volare senza sbattere le ali,  sente un grande silenzio spezzato dal sibilo del vento e scruta la zona alla ricerca della sua preda. Sì, chiaramente sono una birdwatcher e ho molta fantasia.

Piano piano, nel frattempo, scendendo sempre di più, vedevo i tetti delle case e, nel lago sotto di me, i pedalò e le barche.
Sentivo meno vento e iniziavo a distinguere le persone distese sulla riva del lago. Di lì a poco siamo arrivati al campo di atterraggio: il pilota mi ha spiegato che dovevo “scendere” dal sedile e stare eretta, in piedi, in preparazione del contatto con la terra.
Dopo una lenta virata, molto bella, c’è stato l’atterraggio, davvero dolce. Praticamente sono atterrata in piedi e ho fatto giusto 2 passi lenti, camminando per agevolare la caduta del parapendio dietro di me.
Devo dire la verità, mi è dispiaciuto che lì intorno al campo non ci fosse nessuno ad aspettarmi, perché appena arrivata avrei voluto condividere subito l’emozione con qualcuno.

Se tornassi indietro…

  • Non mi butterei con chi, a pelle, non ho un buon feeling. Appena arrivata sul campo di partenza avevo subito adocchiato un pilota che, non so perché, mi dava l’idea di calma zen, e sono andata subito da lui. Si è presentato subito (si chiamava Luca), mi ha chiesto il nome, ha iniziato a descrivermi l’attrezzatura e mi ha detto che sarebbe andato tutto bene. Io ero già sorridente, ma poi per questioni di peso ho dovuto cambiare parapendio e passare ad un altro pilota, quello con cui poi sono partita. In un’esperienza di questo tipo, che soprattutto nella prima volta può generare un po’ di ansia, avrei preferito lanciarmi con una persona che mi trasmettesse calma e tranquillità, perché ero un po’ agitata. Sentirmi ripetere di saltare sul sedile e urlare purtroppo mi ha fatta sentire ancora più tesa e impaurita (ma magari è una tecnica che funziona con altre persone; non saprei).
  • Mi assicurerei che il mio pilota abbia portato con sè e acceso la telecamera GoPro. Purtroppo la mia partenza è stata molto frettolosa: io all’ordine «Corri verso i pini!» sono partita subito, mentre le altre due persone che sono partite poco dopo hanno fatto un briefing più approfondito e i loro piloti hanno spiegato che avrebbero filmato il volo. Il mio pilota non mi ha neanche detto che c’era la possibilità di fare il video e sinceramente io in quel momento ero troppo emozionata per pensare di chiederlo.  È piuttosto ovvio, quindi, che quando sono atterrati anche gli altri due e hanno ricevuto subito la schedina con le foto e i video del loro volo io ci sono rimasta molto male, perché nessuno mi aveva parlato di questa opportunità.
  • Non partirei per prima, così vedrei davanti a me com’è una partenza e avrei subito qualcuno con cui condividere le mie sensazioni già nel campo di atterraggio.

In fin dei conti comunque l’esperienza mi è piaciuta, penso che la rifarò, ma la prossima volta non ripeterò certi errori.
E comunque sì, ho ancora paura di Gardaland.

Info sul parapendio sul lago di Molveno

Ho volato sul Lago di Molveno con iFly Tandem: per info e prenotazioni c’è il numero 339 1669777. Sul sito iflytandem.it ci sono i prezzi, che cambiano in base al tipo di volo.
Il volo che ho fatto io era della tipologia standard, con il pilota posizionato alle mie spalle, ed è durato circa 15/20 minuti.
I due piloti che sono partiti dopo di me si chiamano Luca e Stefano e le persone che hanno volato con loro erano molto soddisfatte.

[La foto è presa dall’account Twitter di @VinoDolomiti e quella in fondo con i capelli rossi sono proprio io che sto per lanciarmi!]

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