La Scarzuola e i suoi effetti collaterali

Ci ho pensato tanto a come scrivere questo post. Poi, boh, l’ho scritto così. Ma vi giuro che non rende, e mi dispiace.

Marco, i primi 5 minuti, lo avrei preso a schiaffi. E’ il proprietario della Scarzuola, un incredibile complesso ideato e edificato dal visionario architetto Tomaso Buzzi in provincia di Terni (in Umbria), che lo ha poi lasciato volutamente incompleto.
Facciamo un passo indietro: nel 1218 Francesco d’Assisi viene su questa collina e costruisce una capanna in mezzo ai boschi. Qui Francesco avrebbe avuto la visione del Cristo e avrebbe vissuto momenti di levitazione.
Nel ‘300 i frati ne ricavano prima una cappella, poi una chiesa fatta a capanna.
E’ solo nel 1957 che i frati la vendono a un architetto di Milano, Buzzi, appunto, che la compra perché la trova un luogo femminile, perché è in una area carica d’acqua. Qui l’artista e progettista fa costruire, a fianco della chiesa, la sua Città Ideale, un complesso gioco di strutture mistiche e prospettive evocative. Buzzi muore nel 1981 e da allora il proprietario è il tizio che avrei preso a schiaffi.

Ma, sinceramente, per me questa era la parte meno interessante.
Dicevo che Marco, che accoglie i gruppi di turisti che vogliono visitare la Scarzuola, all’inizio sembra un pazzo scorbutico ed egocentrico. Poi ti apre questo angolo segreto dell’Umbria e ti snocciola delle frasi che alla fine sono un po’ delle coltellate inflitte per scalfire l’armatura che ci blocca nella quotidianità. Maledetto.
Io ti avviso: se non sei perfettamente felice, sereno/a con te stesso/a, sicuro/a di quello che vuoi, non leggere oltre.
Le frasi che ho sentito mi hanno destabilizzata, quindi non mi prendo nessuna responsabilità nell’elencarle così, una dopo l’altra.
Ok, ora però cerca di immaginarle pronunciate nel cuore verde di questo complesso surreale, in cui niente è come ti aspetti, e ti volano intorno libellule blu e farfalle a puntini, mentre cammini su un prato verde e morbido, tra laghetti con ninfee enormi e ombre di grandi foglie.

Non esiste il tempo qui: c’è massimo disordine e massima fantasia, qui il folle si ritrova. Se non sei in uno stato alterato di coscienza non ci stai qui.

Buzzi faceva costruire e distruggere scenografie teatrali. C’è un giardino rinascimentale, con pareti volutamente verdi.
È una scenografia teatrale del mondo dei sogni.
Questa opera d’arte, secondo il volere dell’architetto, dev’essere in continua costruzione e evoluzione, perché rappresenta l’universo. Il complesso non è completato perché così quello che manca viene creato dalla fantasia di chi guarda.
Solo fantasia e immaginazione fanno uscire gli uomini dalla caverna.

Questo architetto era professore della Aulenti, che quando veniva qui doveva uscire dopo poco perché le girava la testa, perché qui c’era troppa roba per i suoi gusti.

Lo stemma della Scarzuola racchiude il terzo occhio: indica che Buzzi anticipava le mode, vedeva nel futuro. Non è un simbolo esoterico. Lui era ambidestro ed era capace di scrivere e disegnare contemporaneamente con entrambe le mani.

È una città stratificata che racchiude il Partenone, il Colosseo,…E’ formata da costruzioni raggruppate in sette scene teatrali. C’è anche un teatro dedicato alle api, animali architetti.

Il sole e la luna rappresentano gli equilibri, anche tra il femminile e maschile.

Devi infiammare il tuo cuore, come Gea, che ha un cuore di magma.

Buzzi aveva progettato case con stanze che seguivano la planimetria della follia: non quadrate, non tutte uguali, bensì a forma degli organi del corpo umano. Maria Sole Agnelli vive in una di queste case.

La Scarzuola è dominata da curve perché Madre Terra è dominata da curve.

Nella vita non bisogna aggiungere, bisogna togliere.

Ora, io lo so che buttate lì così queste frasi magari sembrano sconclusionate. In realtà invece sono solo brevi stralci di un discorso-guida di circa due ore, in cui ogni angolo di questa città incredibile viene raccontata e sviscerata aprendo mondi di fantasia, esoterismo, realtà, comprensione e catarsi.

Ecco, per me questa visita è stata un po’ catartica. Mi ha fatto venire voglia di (o capire di volere?) verde, natura, ambienti sereni, animali, forme naturali, serenità, semplicità.
Il ritorno alla realtà per me è stato un po’ duro.
Forse sono debole io, non lo so; ma dico che questo posto è molto più di un complesso incredibile che sembra uscito da un quadro di Escher. Più che “va visto”, direi che “va sentito”.

Info utili sulla Scarzuola

Quel personaggio di Marco organizza visite guidate per gruppi di almeno 6/8 persone. Per info: info@lascarzuola.com oppure 0763837463.
La Scarzuola è difficilissima da raggiungere, perché si erge su un colle vicino a Montegabbione (provincia di Terni), ma il viaggio viene ripagato dalla visita, giuro.
Se cerchi qualche foto, eccola qui:

7 commenti su “La Scarzuola e i suoi effetti collaterali”

  1. perchè dici che ti è venuto male questo post? a me non sembra.
    Forse eri ancora un po’ presa da quello stato in cui la visita ti ha lasciato.
    Sembra un posto incredibile e probabilmente può destabilizzare le anime sensibili alla natura e alla vita come sei tu!
    Buon proseguimento
    vi penso
    Elisa

    • Grazie Elisa…mah trovo che questo post sia un po’ confuso…ma forse è come dici tu e rispecchia solo il mio stato d’animo appena tornata da questo posto mistico!
      grazie ancora, un abbraccio 🙂

  2. Leggo questo post mentre sono proprio in Umbria (indovina chi mi ha parlato di questo posto….)
    Che l’atmosfera ti ha scombussolato si percepisce… e proprio per questo non direi che l’articolo ti è venuto male, anzi 🙂

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