Sono tornata in Carinzia, dove nel 2004/05 ero in Erasmus, e con piacere ho notato che certe cose non cambiano mai.
Sono passati 9 anni ed è stato bello riscoprire luoghi e abitudini che mi hanno dato un senso di piacevole familiarità.
Questa regione dell’Austria è ancora sorprendentemente pulita: vi sfido a trovare per terra una cartaccia o gli escrementi di qualche cane dal padrone idiota.
È ancora economica: anche in un paese di villeggiatura per ricchi come Velden fare la spesa costa un po’ meno che nel nord Italia. Idem mangiare nelle trattorie locali.
C’è molta attenzione per le famiglie e i bambini: ci sono numerosissimi parchi giochi e attrazioni per i più piccoli, in più, devo dirlo, il bimbo medio in Austria è molto meno rompipalle del bambino medio italiano, che si distingue perché schiamazza e corre dappertutto fregandosene degli altri commensali al ristorante.
A proposito di ristoranti, nella maggioranza dei casi i cani sono ben accetti, a differenza dell’Italia.
Un’altra certezza è la mancanza di stile degli austriaci: straordinariamente kitsch sono le pettinature, uscite direttamente da una puntata di MacGyver per gli uomini (vedrete numerosi mullet) e da Charlie’s Angels per le donne. In giro si vedono i classici uomini con la canottiera sotto alla camicia e le donne abbinano capi di abbigliamento che cozzano l’uno con l’altro e che noi l’ultima volta abbiamo visto in Dynasty. Molte vetrine sono agghiaccianti, e nei ristoranti cenerete sentendo in sottofondo ‘Non ho l’età’ rigorosamente in base midi.
E sì, per radio spopolano ancora Laura Pausini e Zucchero.
Ma se gli austriaci hanno uno stile discutibile è perché, giustamente, se ne fottono. Hanno di meglio da fare. Per esempio, fare sport. È stato bello constatare che ancora tanti genitori vanno a correre portando i neonati nel passeggino ultra-ammortizzato; anche io sono andata a correre in un fantastico percorso pedonale lungo il lago Wörthersee (dove ero corsi per la prima volta proprio 9 anni fa) e sono stata sorpassata da runner con glutei molto più sodi dei miei. Tantissime e di ogni età sono poi le persone che vanno in bici o che fanno trekking sui pendii delle montagne qui intorno.
E poi parlano tutti inglese. E da loro Toys R Us si chiama ancora così; non hanno avuto bisogno, come noi, di cambiarne il nome in Toys Center perché risultava impronunciabile per la maggior parte della popolazione.
E parlano ancora dialetto, anche i giovani. Molto buffo da sentire per chi ha studiato tedesco, ma molto caratteristico e, per me, familiare.
Sono migliorati gli accessi alle wi-fi: in molti posti sono gratis e senza registrazione né login. Anche sul treno regionale!
Rimanendo in tema, i treni sono ancora puntualissimi: è stato bello prenotare con tranquillità un treno e un pullman tra i quali il tempo per la coincidenza era di soli 10 minuti. Un lusso (e un diritto) impensabile in Italia…e invece io ora scrivo proprio da quel pullman, preso senza neanche correre. Ricordo 9 anni fa che un treno non partì puntuale da Klagenfurt. Sul tabellone erano segnati i minuti di ritardo: erano 4. Pensai che in Italia sui tabelloni luminosi non ce l’abbiamo, il 4, perché segnamo solo i multipli di 5, e mi sentii triste. Noi i ritardi di 4 minuti non li segnaliamo; non esistono. Sono 4 minuti della tua esistenza che vengono cancellati impietosamente.
Ultima cosa: l’assenza di pudore inutile, nonostante questo sia un paese molto cattolico (ma cattolico davvero, non “all’italiana”). Quando 9 anni fa facevo sport qui, gli spogliatoi nelle palestre erano misti. Quindi sì, uomini e donne giravano nudi nella stessa stanza senza inutili imbarazzi. È ancora così: giustamente, in sauna ci vanno nudi. E non perché il costume ad alte temperature rilascia sostanze tossiche, ma perché la sauna si fa così e basta. Ovviamente, gli unici ridicoli in sauna con il costume erano italiani.
haha mi hai fatto scompisciare stavolta fraba (si, leggo il tuo blog! almeno finche’ googlereader non implode). ventu
Grazie Ventu! certo il soprannome lo potevamo anche lasciare nel dimenticatoio, eh…!