Durante il blog tour #LaMiaTorino io e gli altri blogger abbiamo fatto tappa al M**Bun. Gli asterischi sono voluti e non coprono una parolaccia, bensì nascondono una parte del nome che ricordava, pare troppo, il nome di una nota catena di fast food che personalmente odio.
Il nome vero di questo posto, come forse avete intuito, è MacBun: si legge così come è scritto e in torinese significa ‘ma che solo buono’.
È uno slow fast food, ossia una agrihamburgheria dove si possono consumare pasti veloci ma all’insegna del km 0 e degli altri principi della filosofia slow food. Ho notato con piacere che i materiali usati sono riciclabili: piatti, posate e bicchieri non sono di plastica, ma in materiale biodegradabile compostabile e si gettano nell’umido.
Gli ingredienti sono del territorio e con filiera corta; ne è un esempio la MoleCola, bevanda gassata nata a Torino che troverete anche nella versione senza zucchero.
È buona, a differenza di altre bevande simili che ho provato da altre parti, in più il 30% dei proventi che derivano dalla sua vendita va all’associazione >SOS Villaggi dei Bambini, che si occupa dell’accoglienza di bambini privi di cure famigliari.
Al MacBun/M**Bun ci sono anche delle buone birre artigianali: la Biunda, che però non mi è piaciuta molto perché mi ricordava un po’ il gusto delle birre crude, e la Rusa, che ho preferito. Naturalmente ci sono anche Aranciata, Chinotto e Gazzosa, prodotte con presidi slow food.
Per quanto riguarda il cibo, le patate fritte sono strabuone. Del tipo che sono felice di non abitare a Torino se no sarei sempre lì a mangiarle e diventerei una botte. Non sono le classiche patatine a bastoncino: sono chips di patate italiane fresche, fritte al momento – e si sente decisamente. Troppo, troppo buone.
Molto buone anche le robiole al forno, da mangiare al cucchiaio o spalmate sul pane. Io l’ho presa al peperoncino ma c’è anche al tartufo (buona, l’ho assaggiata dalla mia amica Sara di Viaggio AnimaMente), al naturale, con rucola e pomodorini o con le pere.
Di hamburger per ora ce n’è uno solo vegetariano, quello alla parmigiana di melanzane, ma Francesco, il proprietario, ci ha rivelato che da questo autunno ne saranno disponibili altri, adatti anche ai vegani (questo non lo è perché c’è il Parmigiano). Il Mach del Ort, questo il nome del panino che ho mangiato, è buono e abbondante e fatto con pane morbido.
Nel menù, dove i nomi dei piatti sono in torinese, ho letto che di vegetariano ci sono anche insalata, tomini elettrici e, d’inverno, zuppa di verdure.
Ho mangiato anche il dolce, la panna cotta, confezionata ma buona, e da Kinzica di >Blog100days ho assaggiato un dolce tipico piemontese, il bonet, gustosa bomba al cioccolato.
Il tutto con il sottofondo della radio ufficiale di questo slow fast food, che trasmette solo musica di artisti piemontesi emergenti e che dal 2 maggio inizierà le trasmissioni radio dal vivo, proprio dal M**Bun dove sono stata io, in via Rattazzi 4, vicino alla Stazione di Porta Nuova (ce ne sono altri due).
C’è anche la wifi gratuita, in più hanno un sito dove segnalano tutti i principali eventi culturali e artistici di Torino.
A questo punto aspetto l’autunno, quando con la scusa di tornare per assaggiare i nuovi panini vegetariani farò di nuovo il pieno di quelle patate fritte indimenticabili.
Dopo aver letto la recensione di Mattia (Roba da Matti) e ora la tua sono sempre più convinta di volerci andare!!! Spero che nascano posti così in tutta Italia! Ciao! 😉
Ehi ciao Lisa! Ovviamente il mio punto di vista è quello di una vegetariana, comunque anche io promuovo questo posto a pieni voti. Provalo anche tu e poi ci dirai che ne pensi! 🙂
Mi pare che Mac Bun non si debba tradurre con “ma che buono” ma con “solo buono” dal momento che Mac in piemontese si usa nelle espressioni che stanno a sottolineare un certa cosa e’ solo quella. Non so
ciao Alessandro, hai ragione! Ho anche verificato, avevo proprio capito male io. Ora correggo il post. Grazie dell’aiuto!