Il segreto della Val di Zoldo

“Val di Zoldo? Mai sentita. Dov’è?”

Se questa è la prima cosa che avete pensando leggendo il nome di questa valle, non vi preoccupate: siete in buona compagnia.

Prima di partire per la Val di Zoldo a fine settembre non avrei saputo collocare sulla mappa questo nome. E per questo mi sono sentita clamorosamente ignorante, ma poi, una volta tornata, ho visto le cose in un’altra prospettiva e ho capito perché non la conoscevo.

Per raggiungere questa parte delle Dolomiti di Belluno sono partita con Roberta di venerdì – ho preso un treno da Milano, ho cambiato a Venezia, poi a Conegliano e infine sono arrivata alla stazione di Ponte nelle Alpi-Polpet. Da lì, viaggio in macchina attraverso montagne imponenti e vallate profonde, passando accanto alla diga del Vajont e attraversando Longarone.

Sono arrivata in Val di Zoldo in una fresca serata autunnale – il tempo di sistemare le mie cose all’hotel Edelweiss, albergo tradizionale tutto in legno chiaro con vista sulle montagne del fondovalle, e si ripartiva per cenare alla Malga Calleda.

E già qui avrei potuto intuire qualcosa: il paese di Zoldo Alto era molto silenzioso, nell’albergo c’erano pochi turisti, ma soprattutto le vie del centro abitato mi sembravano deserte. Mi è parso strano…ma avevo troppa fame per riflettere.

Cena alla Malga Calleda

Arrivata alla Malga Càlleda ho finalmente approfondito il concetto di malga e ho iniziato a capire qual è il segreto della Val di Zoldo.

Camino acceso, zuppa calda a contrastare l’aria frizzante e scaldare il cuore.

Malga Calleda, Val di Zoldo. www.fraintesa.it

Un tagliere di buoni formaggi, un bicchiere di vino, un cane nero che abbaia scodinzolando e, in lontananza, il suono dei campanacci delle mucche nella stalla. La Malga Calleda è la vera malga di una volta, basata sul pascolo degli animali, non sulla ristorazione turistica: ha sì una camera da sei persone e una da tre e serve piatti per lo più freddi o taglieri, ma l’attività principale su cui è basata è l’alpeggio. Qui il protagonista non è l’orda di turisti, è la mandria di mucche. Sia chiaro però che il viandante e l’affamato che arrivano qui non saranno disprezzati, anzi verranno accolti da questi sorrisi.

Malga Calleda, Val di Zoldo www.fraintesa.it
Malga Calleda, Val di Zoldo

Riccardo e la sua ragazza Francesca sono giovanissimi e hanno preso in gestione questa malga dopo aver lasciato la loro terra d’origine, la provincia di Bologna: sono venuti qui per fare la vita di malga. Hanno cenato di fianco a noi, facendo anche un po’ tardi, perché poi la loro sveglia suona ogni mattina alle 5…A quel punto ho iniziato a indagare: perché dal bolognese questi ragazzi sono venuti fin qui? Risposta: lo hanno scelto perché “qui si sta bene“, non c’è stress e non c’è la ressa che si trova in altre montagne o vallate italiane. Qui le malghe sono ancora come una volta.

E Riccardo, prima di scegliere questa vita, faceva i gelati. Coincidenza o no, indovinate qual è uno dei prodotti più famosi della Val di Zoldo?

Il gelato della Val di Zoldo

In Germania e in Austria è facile imbattersi in gelaterie chiamate Zoldo o Zoldani. Non a caso: gli abitanti della Val di Zoldo furono i primi, durante la crisi del 1800, a esportare il gelato in tipici carretti, e da allora questa è una terra di gelatieri.

Gelato della Val di Zoldo www.fraintesa.it

Questo gelato nasce con una preparazione speciale: mescolato in apposite tinozze e congelato con ghiaccio e sale, incorpora pochissima aria durante la miscelazione, quindi risulta molto denso, ricco, per nulla spumoso. Ha una consistenza molto diversa da quelli delle gelaterie più commerciali, riempie molto di più e ha i colori naturali dei prodotti da cui deriva. Se volete assaggiarlo, un’occasione speciale può essere quella di fine luglio: ogni anno si ripete “Gelatiamo“, la festa del gelato, che vede i locali concentrati sul Guinness dei Primati per il cono con il maggior numero di palline. Per la cronaca: sono arrivati a 108…

In alternativa potete direttamente entrare con sicurezza in quelle che mi sono state indicate come le migliori gelaterie artigianali della Val di Zoldo: Il camino nero a Forno, la Gelateria Pelmo a Dont, il Bar Centrale a Forno e Al Soler a Pecol.

La tradizione del gelato, come si può intuire, è ancora molto forte ed è parte dell’economia locale. Tutt’oggi, da generazioni, in primavera famiglie intere di Zoldani si trasferiscono oltre confine per inaugurare la stagione dei gelati, lavorando incessantemente fino all’autunno, quando chiudono le serrande e tornano in Italia per passare l’inverno nella loro Valle. E poi via di nuovo, ogni anno, in un ciclo che si interrompe o si modifica solo quando ci sono bambini in famiglia, quindi si deve decidere se farli studiare in Germania o in Austria, oppure portarli nella scuola (con pochissimi alunni) di Zoldo.

Capito perché questi paesi mi erano sembrati deserti? Perché per buona parte, in effetti, lo sono. Le case dei gelatieri emigrati, fino a quando l’autunno si fa freddo, sono inabitate.

Il segreto della Val di Zoldo

È così che ho iniziato a capire qual è il segreto della Val di Zoldo. Ho capito perché ci sono turisti austriaci che tornano qui ogni anno da una vita, perché ci sono persone native di questa valle che, ora che si sono trasferite altrove, si commuovono quando su Facebook metto una foto della loro terra e mi scrivono “Ora abito a Milano ma cerco di tornare più che posso a Coi di Zoldo”, o discendenti di Zoldani che commentano la mia foto dall’Uruguay.

Gli Zoldani amano la loro terra, la difendono, la possiedono e difficilmente la lasciano - o se lo fanno, è a malincuore e comunque ci tornano sempre, ogni anno, anche dopo 8 mesi passati all'estero. Qui le montagne aspre nascondono alla vista gli impianti da sci, i paesini sono deserti, le strutture alberghiere sono piccole e il trekking è trekking per davvero - ve lo dico dall'alto dei 600 metri di dislivello che ho fatto per raggiungere il Rifugio Bosconero. Il turismo di massa non è mai arrivato e credo -spero- che non lo farà mai. Val di Zoldo, www.fraintesa.it Ecco perché non avevo mai scoperto l'esistenza di questa valle e perché non sapevo dove fosse. Sì, se volete ero anche un po' ignorante, ma un po' è anche perché la Val di Zoldo nasconde bene il suo segreto: non si mostra in modo vistoso, mantiene un basso profilo, tenta di non dare nell'occhio per non far sapere a troppe persone che qui si sta proprio bene, che questo è un posto dove tornare con calma, dove sai che non fai fatica a trovare un posto a sedere nelle malghe, dove non devi fare la fila per andare a sciare, dove i rumori che senti quando fai trekking non sono le voci dei turisti lungo il sentiero, ma il fragore di un costone di roccia che si stacca, il bramito dei cervi, il cinguettio degli uccellini e lo sciabordio dei ruscelli. Bosconero, Val di Zoldo, www.fraintesa.it Basti pensare che il consorzio turistico della Val di Zoldo, che comprende una cinquantina di persone, sceglie con grande consapevolezza di non promuovere questa destinazione nelle principali fiere turistiche "di massa"; la promuove invece a "Fa' la cosa giusta", fiera sul consumo critico e gli stili di vita sostenibili in Italia. Un po' come dire: amiamo la nostra terra e vogliamo che la scoprano persone consapevoli, che siano in grado di rispettarla e apprezzarla come facciamo noi. Pensate se si diffondesse la voce che da qui in poco più di un'ora si raggiunge Venezia, o che con il servizio di navetta privato Zoldobus ci si può spostare in tranquillità anche senza guidare... Meglio mantenere il segreto, o rivelarlo solo a chi ne saprà fare buon uso. [fsg_gallery id="8"]

6 commenti su “Il segreto della Val di Zoldo”

  1. Ciao Francesca, bello il tuo blog e questo post… hai scattato delle foto bellissime.. Io sono di Zoldo, ma da anni vivo in un’altra provincia…volevo dirti però una cosa, hai scritto Ponte di legno. . . è Ponte nelle Alpi-Polpet. . .
    Buon proseguimento
    Eliana

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