GIORNO 2
Il mio secondo giorno a Melbourne è iniziato con una leggera pedalata di 3 ore e mezza. Guidata da una ragazza australiana del team di Bonza Bike Tours, mi sono fatta un giro più approfondito nella città. Ho finalmente visto Fitzroy, il quartiere più affascinante di Melbourne, pieno di negozietti unici e caffè accoglienti, con un tocco retrò. Perché se nel centro comunque ti senti un po’ a New York, circondata da grattacieli, taxi gialli e ciclisti col casco (qui è obbligatorio), a Fitzroy ti senti un po’ come nel quartiere Kreuzberg di Berlino. Hai l’idea di qualcosa di indipendente, originale, piccolo, ma molto, molto invitante.
Non poteva mancare un giro nel quartiere italiano, una zona piena di ristoranti eleganti dove impera una pasticceria italiana che mi ha fatto veramente impazzire.
Sempre con la bici, ho poi girato un po’ nella zona degli stadi: sono 5, se non ricordo male, e il più importante è quello del cricket. Lo sport più amato? Aussie rules, una sorta di rugby con regole un po’ modificate, credo per farsi ancora più male. Ho attraversato un sacco di parchi, dove ho scoperto perchè i tronchi degli alberi sono ricoperti di un telo di plastica: per non far salire gli opossum, che escono dalle loro tane all’imbrunire.
Avrei voluto stare lì fino al tramonto per vederne qualcuno, invece abbiamo continuato a pedalare e abbiamo concluso il nostro tour all’Acquario di Melbourne.
Qui ho parlato, attraverso il vetro, a dei meravigliosi pinguini imperatore che però suppongo non mi abbiano sentito; quindi mi sono fatta un giro intorno alle varie vasche vedendo vari pesci (sì, Nemo c’era, e anche Dory), meduse, squaletti, tartarughe, pesci martello e razze.
Poi sono stata al
Melbourne Museum, una sorta di museo collettivo della civiltà australiana, che comprende una toccante
sezione sulla cultura e la storia degli aborigeni, con interviste video che raccontano i soprusi da loro subiti. Qui c’è anche un’ampia sezione sulla
fauna australiana e c’è addirittura una
foresta pluviale vera all’interno del museo.
Una delle sezioni che ho apprezzato di più è quella della
storia dell’Australia, in pratica uno
scorcio del passato del continente con reperti autentici, come ad esempio un televisore originale degli anni ’50, un calesse del primo ‘900,
stampe pubblicitarie degli anni `50 e una riproduzione fedele delle case delle famiglie dei primi cercatori d’oro.
Non contenta, dopo la visita al Melbourne Museum mi sono spostata nel vicino IMAX, il cinema in 3D che ospita il terzo schermo più grande del mondo. Lì mi sono goduta “Born to be wild“, che non è un film su motociclisti fricchettoni, bensì un documentario narrato da Morgan Freeman che mostra l’attività delle mitiche Dr. Birute Galdikas e Dame Daphne Sheldrick, attiviste rispettivamente dedicate al salvataggio di piccoli orangotango e elefanti che si ritrovano orfani.
Dopo un hamburger vegetariano e un giro nel piccolo quartiere greco (pensate che Melbourne e’ considerata la terza città greca dopo Atene e Salonicco), sono crollata a letto. Altro che jet lag!