Lo scorso fine settimana sono volata in Spagna per una grande festa: la Maratona di Valencia. Perché sì, festa è il termine più appropriato per definire questa gara e l’insieme di altre iniziative parallele che la affiancavano, come la 10 km che ho corso io.
Già in taxi, nel tragitto dall’aeroporto all’hotel dove alloggiavo, ho potuto scorgere alcuni segnali di festa: decine di striscioni in ogni dove riportavano il testo “Corre a animar“, cioè “Corri a fare il tifo”.
Essendo abituata al “tifo” milanese, fatto di improperi, maledizioni e clacson, ci ho messo un po’ a capire che a Valencia la città veniva effettivamente invitata a incoraggiare i maratoneti, e mi sono chiesta se poi questi inviti avrebbero davvero sortito qualche effetto nel giorno della corsa.
In effetti il concetto non fa una piega: “Si no te animas a correr, Corre a animar en el Maratón“. Se correre non ti dà la carica, corri a dare la carica alla Maratona. Giusto, no?
Sono arrivata a Valencia insieme a Cinzia di venerdì, e appena arrivate ci siamo fiondate al Villaggio della Maratona, presso il Museo las Ciencias.
La nostra sacca (quella della 10 km, che costava 10€) conteneva molto materiale informativo sulla città e sulla corsa, oltre a sconti, un vasetto di vaselina (per evitare le irritazioni da sfregamento), uno stick idratante, snack, chewing-gum, e la maglietta giallo fosforescente, molto carina. Ci siamo fatte un giro tra gli stand (affollatissimi), abbiamo subito preso il braccialetto della gara e ci siamo fatte un giro bevendo una radler, ammirando quello che sarebbe stato l’arrivo sia della Maratona che della 10km: un tratto di percorso sulla pavimentazione bianca, accanto all’Hemisféric, tra i grandi stagni d’acqua della Ciudad de las artes y las ciencias.
In giro c’era un’atmosfera pazzesca: centinaia di runner e di sportivi in generale, famiglie, ragazzi, tanti stranieri. E tanti italiani – infatti, anche quest’anno, la seconda nazionalità più rappresentata alla maratona era quella italiana. Abbiamo percepito subito che Valencia è una città sportiva ed è facile capirne il perché: temperature da sogno in autunno e inverno, ma soprattutto un corridoio verde che attraversa la città e che ora è il punto di riferimento per tutti i cittadini, sportivi e non. Dopo l’esondazione del Turia nel 1957, infatti, il corso del fiume venne deviato in modo permanente al di fuori di Valencia, e quello che era il letto originale che attraversava la città divenne il parco cittadino che oggi ospita campi da rugby, da calcio, da baseball, piste ciclabili e da pattinaggio, un polo sportivo con circuito di 5 km per allenarsi. Questo polmone verde è lungo 10 km, è molto frequentato sia di giorno che di notte, ed è – se ci pensate- un perfetto terreno di allenamento per i runner!
Il sabato mattina abbiamo ritrovato la stessa atmosfera entusiastica e abbiamo visto una Valencia molto attiva. Si tenevano infatti la Mini Maraton per i bambini, la Breakfast Run (5 km) e il Paella Party per i runner, e l’intera città era lì. E a me e Cinzia iniziava a salire l’adrenalina per il giorno seguente, vedendo così tanta gente, così tanti sportivi, e così tanti sorrisi.
La Maratona di Valencia e la 10 km
E il gran giorno è arrivato molto presto. Domenica mattina ci siamo alzate di buon’ora e in 5 minuti abbiamo raggiunto la partenza della gara (dormivamo in un hotel a due passi dal Museo de la Ciencia: Iluniòn Aqua 3, in Calle Luis García Berlanga, 19-21). Eravamo in 8.500 runner per la 10 km, a fianco ai più di 16.500 della maratona. Preceduta da un toccante minuto di silenzio per la strage di Parigi, rispettato da tutti i più di 20.000 presenti, le due gare sono partite contemporaneamente alle 9. La temperatura era perfetta per la 10 km: 17° – forse un po’ alta per la 42 km, ma i valenciani mi hanno detto che solitamente in questo periodo le temperature sono più basse.
La 10 km è stata strepitosa. Ad ogni chilometro io perdevo fiato perché mi emozionavo a vedere i fiumi di persone accorse a tifare per noi runner. 100.000 persone sono scese in strada per dare la carica a noi e ai maratoneti, e io mi sono emozionata tantissimo. Musica, rumore, urla, cartelli (il più bello? “Vamos chicas, sois campeonas“), persone di ogni età e condizione fisica a tifare per tutti, e anche per me.
E il percorso era fatto bene: dalla Ciudad della Artes y de las ciencias siamo andati fino alla marina di Valencia. Non mi sono mai annoiata e quando sono arrivata al punto ristoro al km 5 l’acqua e le bevande energetiche erano ancora presenti in abbondanza. In più, quando sono arrivata all’ultimo chilometro e ho visto l’arco gonfiabile con la scritta “Tu ultimo esfuerzo“, mi sono gasata tantissimo.
E allo stesso modo la maratona è stata un successo: ho parlato con Ida e Romain, due ragazzi che l’hanno corsa, e entrambi mi hanno confermato di essersi divertiti molto, di aver apprezzato il percorso e di essersi stupiti per il grande tifo (lungo il percorso erano disposti ben 150 punti di intrattenimento per animare la corsa). È stata vinta da John Mwangangi, in 2:06:13.
La Maratona di Valencia attraversa tutta la città dalla marina al centro storico (qui il percorso), è una gara veloce e quasi totalmente pianeggiante, poco impegnativa e molto piacevole.
L’evento è stato organizzato molto bene e all’arrivo di entrambe le corse c’era un mega party con musica, ristoro ed eventi. Una grandissima festa estesa in tutta la città: nei ristoranti le tovagliette sui tavoli erano dedicate ai maratoneti e tanti hotel offrivano menù tematici.
Mi sono sentita parte di una città, bene accolta: la protagonista di una grande festa. Questa è Valencia, città del running.
Tutte le foto scattate da me e Cinzia alla Maratona sono qui:
Questo post è frutto del viaggio che mi è stato offerto dall’Ente del Turismo di Valencia in occasione della Maratona. Come sempre, le opinioni sono personali e frutto della mia -sudatissima, questa volta!- esperienza 🙂