Istanbul, la metropoli (non tanto) gay-friendly

Istanbul, la città più famosa e amata della Turchia vale la pena di essere visitata ma non è gay-friendly come ti aspetti che possa essere una metropoli così viva: ora ti spiegherò il perché.

 

Conosci quella sensazione di leggera amarezza, del pizzico della delusione di quando non vedi l’ora di andare in un hotel che hai prenotato che sul sito sembrava fichissimo ma alla fine non lo è (true story)? Oppure, che so, di quando hai voglia di rivedere un’amica che non vedi da tanto e appena la incontri lei è di pessimo umore e a malapena ti abbraccia? Ecco, questa metafora calza meglio.
Questo è quello che ho provato quando sono stato a Istanbul la scorsa estate.

Istanbul era la meta che mi ero prefissato di visitare da tanti anni, il viaggio in programma da tempo e che mi ero immaginato sarebbe diventata la mia città preferita nel mondo, appena dopo Tokyo. Me la immaginavo grande, grandissima, caotica, colorata, mediterranea, vivace, autentica, incasinata, ma con un lato di coolness molto marcato, associato ad un’apertura mentale delle persone e dei servizi.

Purtroppo mi tocca dire che sono tornato con l’amaro in bocca. Forse le aspettative erano enormi, forse ad agosto c’è troppo caldo per godersi qualsiasi cosa e se sei anche peloso e insofferente all’umidità come sono io puoi capirmi.
Istanbul è unica nel suo essere metropoli posizionata su due continenti diversi, è meravigliosa nelle sue bellezze culturali ed è effettivamente così genuina e così incasinata e mediterranea che capisco perché molte persone se ne siano innamorate. Ma questo, a mio personale avviso, non basta per renderla una meta dove ci si possa sentire a casa o dove tu possa sognare anche solo per un attimo di trasferirti, a meno che tu non sia 100% in linea con gli standard culturali turchi dell’uomo e della donna “normali”, intendendo con ciò il modo in cui ci si veste, i comportamenti sessuali e le frequentazioni.

Istanbul, in poche parole, non mi ha accolto a braccia aperte.

Non penso sia un problema solo personale, i casi di omofobia nei confronti di omosessuali, lesbiche e transessuali purtroppo sono in aumento e la tolleranza nei confronti delle minoranze è sempre più bassa. Erdogan (l’attuale Presidente rieletto proprio mentre mi trovavo là in vacanza) e i suoi ideali di chiusura e islamizzazione dello stato non stanno di certo aiutando a dare una svolta positiva a questa situazione.

Nei ristoranti dove andavo a mangiare, nei b&b, negli alimentari dove compravo una bottiglietta d’acqua gelata e nei Çay Bahçesi dove mi sedevo col mio ragazzo a bere un bicchierino di tè (Çay,appunto), il più delle volte…

mi sono sentito ospite poco gradito, o comunque gradito-solo-in-quanto-pagante. Il che è ovviamente poco piacevole, cercando io di essere sempre gentile con tutti. Ma delle volte, i gestori o i commessi (uomini) nemmeno mi guardavano in faccia!
E’ stata una sensazione generale di non accettazione, di trovarmi nel posto sbagliato, un ospite non gradito.
Non è questione di vittimismo, è la delusione di voler dare tanto a una città che invece ti tratta con freddezza, come la famosa amica un poco di cattivo umore.
E’ quel feeling generale che poi ti condiziona la sensazione finale che ti fai di un posto quando viaggi.
La proprietaria di un bellissimo Airbnb dove sono stato qualche giorno dopo in Dacia (sul quale sarebbero da spendere parole per l’accettazione invece completamente opposta a quella vissuta a Istanbul) ha poi confermato la mia spiacevole sensazione parlandomi di come suo figlio, mezzo turco mezzo tedesco, fosse guardato sempre di traverso in città per via del suo abbigliamento “non convenzionale” -forse pure lui era gay- e almeno ho capito di non essere paranoico!
Ma non voglio essere troppo negativo, è per questo che sembrerò pazzo ma ti dirò perché Istanbul sa anche essere a suo modo molto gay-friendly:

 

L’omofobia dilagante ha permesso una crescente visibilità della popolazione lgbti

Essere gay o transessuale in Turchia è una grossa sfida, perché si è considerati il prodotto “venuto male” di una società altamente machista, dove l’uomo è (apparentemente) solo virile e comanda e la donna dev’essere moglie e madre.
Tuttavia, è anche la città più adatta per le persone LGBTI dove stabilirsi in Turchia!
Infatti, essendo Istanbul un crocevia di persone e culture diverse, l’humus è molto fertile per la crescita e diffusione di opportunità e posti adatti a questa fetta di popolazione: organizzazioni, locali, strade, bar, ecc.

 

Essendoci circa 15 milioni di abitanti, non ti preoccupare che ognuno si farà i fatti suoi

Se hai un tatuaggione evidente o un orecchino o sei gay o lesbica, probabilmente ti capiterà di essere guardato male, ma in quanto turista puoi stare abbastanza tranquillo che non ti capiterà niente di brutto (a parte normali episodi di microcriminalità presenti in tutte le grandi città, ma questo è un altro discorso).
Il turista gode di un rispetto e un trattamento diverso da chi invece vive in città.

 

Istanbul ha un’isola felice che è molto gay-friendly

Locandina di Lady Gaga a Cihangir
Locandina di Lady Gaga a Cihangir
Parlo di Cihangir, il quartiere “libero” di Istanbul, situato vicino alla famosissima Piazza Taksim, nel quartiere di Beyoglu, a Nord della città. Dagli anni ’80 è diventata la dimora di molti artisti e sono stati aperti moltissimi centri culturali, teatri e locali in linea con le esigenze della popolazione giovanile e più controcorrente, più libera e aperta.
Come tutti i quartieri invasi per il basso costo delle case, Cihangir ha subito un processo di gentrification che lo ha reso il quartiere hipster di Istanbul, dove i bar, i locali e i negozi sono cool sullo stile delle capitali europee e i prezzi più alti.
Io ci sono stato per due volte, perché l’aria che si respirava faceva tirare un sospiro di sollievo e lì mi sono sentito davvero accolto e stimolato. Ho notato anche alcune coppie gay che giravano liberamente o si bevevano una birra (rigorosamente artigianale e Km 0) in uno dei baretti con le lucine bianche e i menu dai font adorabili.
Insomma, una tappa obbligata di questo viaggio dolceamaro.

2 commenti su “Istanbul, la metropoli (non tanto) gay-friendly”

  1. Un gran peccato. Una città può anche essere stupenda ma se poi le sensazioni sono negative, diventa un inferno. Un peccato davvero.

    • Proprio così. Sarebbe bello se le cose cambiassero…perché sentirsi poco accettati non fa certo venire voglia di tornare

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