Spoleto. Una città che rispecchia il carattere di chi ci vive

Con queste mie prime impressioni della città, cerco di intuire come saranno le mie prossime settimane qui mentre sarò qui per il Festival dei 2Mondi.

Così su due piedi, mi sembra che la struttura della città rispecchi l’accoglienza degli Umbri.
C’è una Spoleto bassa, che ho solo attraversato in macchina, ma poi c’è una lunga salita che ti porta alla città alta, che ha un centro storico arroccato, tutto in salita. Parlando con Fabrizio, di Terni, che mi dice che “Noi Umbri siamo gentili ma diffidenti; però, se poi arrivi al nostro cuore, allora dopo ti si apre un mondo”, non posso che sorridere pensando a quanto questa città rispecchi gli abitanti di questa regione. Una strada un po’ in salita, che si apre inaspettatamente su angoli incantevoli.

La città alta mi ricorda un po’ Gubbio e Todi, per ora: è un tripudio di viuzze strettissime, con le pareti laterali qua e là segnate dalle strisciate di auto troppo larghe per passare in quelle feritoie per pedoni magri.

Mentre cammini e ti maledici per aver indossato le zeppe, senti l’odore del tartufo che esce dalle trattorie locali, intervallato dal profumo dei fiori che pendono dai balconi. E ci sono gatti che ti attraversano la strada mentre ti perdi a guardare le insegne storiche e le numerose botteghe rimaste immutate negli anni.

Inutile chiedere di un supermercato (“Intendi la drogheria?“); meglio continuare a vagare tra le chiese che spuntano da ogni angolo, stando però attenti ai ciottoli sconnessi che rischiano di far cadere anche le eleganti signore britanniche, che guardano Spoleto sotto ai loro larghi cappelli di paglia.