Scrivi in chat a una tua amica che hai appena saputo che è morto un suo conoscente, e te ne dispiace. Lei ti risponde che lo conoscevi anche tu. La sensazione che no, non è possibile, poi tiri fuori il giornale dove avevi visto il titolo di sfuggita “Schianto in moto”, uno di quei titoli che leggi distrattamente perchè pensi “tanto di sicuro non lo conoscevo “. Poi leggi il sottotitolo e scopri che era un tuo amico.
L’hai scoperto in chat. E l’altro ieri vi siete sentiti su Facebook.
E corri a vedere la sua bacheca, e scopri che è piena di amici (e “amici”) che lo salutano per l’ultima volta. E rifletti sul fatto che lui, come te, era appassionato di tecnologie, di web 2.0 ed era diventato sviluppatore di applicazioni iPhone. Scopri dal blog del suo laboratorio che comunque lanceranno presto l’applicazione a cui stava lavorando, e le daranno il suo nome.
Scopri da Facebook, sulla sua bacheca, dove e quando sarà il funerale.
Ti chiedi perchè cazzo non la chiudono, la sua bacheca, che è un magone enorme vedere gli amici che gli scrivono e gli dedicano canzoni struggenti.
Poi speri che almeno per lui non facciano quello che è successo al tuo amico americano, morto poco tempo fa: una pagina facebook ad hoc, il wall of condolences. Per te è troppo.
Poi pensi a cosa avrebbe voluto lui in questa situazione: Necronomicon (il nome da cui aveva tratto il suo nome fake su facebook), ironia e un brindisi con una birra.
Quindi Alba io ti dedico le parole tratte dal tuo libro preferito: “Ha superato la morte e non ha più nulla da temere: ora è lì nel buio senza tempo che aspetta, ora è lì nel silenzio senza vita che medita, ora è lì che, in qualche modo, continua a vivere. Non ha fretta di raggiungere i suoi scopi. Non ha nulla da temere” e ti dedico anche questo mio tweet.
Cheers, mate!